Un dono per la Chiesa di Pescia: il «sì» di Matteo e Francesco

Fotografo Claudio Minghi

A metà pomeriggio, accese le luci della Cattedrale, si respirava un’atmosfera intensa di attesa. Poco dopo l’assemblea era al completo. Dietro l’altare la corale diocesana intonava le ultime prove dei canti. Verso le 17:30 ha avuto inizio la processione d’ingresso, sottolineata da un canto solenne. Hanno sfilato ministranti, sacerdoti diocesani e di altre diocesi, un diacono teneva sollevato il Vangelo, quindi Matteo e Francesco, seguiti dai sacerdoti della diocesi, dai canonici in abito rosso, dal vescovo emerito Roberto Filippini e infine dal vescovo Fausto Tardelli insieme ai concelebranti. La Cattedrale, ormai gremita, ha accolto con emozione questo corteo suggestivo.
Il Vescovo ha incentrato l’omelia sulla festa dell’Esaltazione della Santa Croce. Guardare al Crocifisso – ha detto – significa non perdere mai la speranza: «Non c’è disgrazia, non c’è nemmeno la morte che non possa conoscere redenzione e rinascita, perché il Crocifisso risorto apre sempre prospettive di vita nuova». Il Vescovo ha ricordato che la Croce non ci fa dimenticare le croci della storia, le vittime di violenza e ingiustizia, i popoli ancora feriti dalle guerre. Da qui l’appello a farsi costruttori di pace e di giustizia, prendendosi cura dell’umanità lacerata.
Parlando a don Matteo, lo ha invitato a vivere il ministero presbiterale con fiducia radicale in Dio: «Il Signore ti chiede di lasciarti guidare dalla sua Parola, non dalle tue idee personali, per essere strumento della sua grazia. Il prete è chiamato a confidare in Dio come un bambino al collo del padre». Questa fiducia, ha spiegato, è la sola che sostiene il sacerdote nelle fatiche del ministero e nell’indifferenza del mondo. A Francesco, ordinato diacono, ha ricordato che il diaconato non è un semplice passaggio, ma una vocazione permanente: «Il diacono è custode del servizio nella Chiesa e ricorda a tutti noi che la fede, in tutte le sue espressioni, ha sempre una dimensione di servizio». Infine, mons. Tardelli ha sottolineato che l’ordinazione di Matteo e Francesco è un segno della compassione di Dio per il suo popolo: in un mondo attraversato da conflitti e divisioni, il Signore continua a donare ministri che annunciano pace e speranza.
Importanti e significative le parole pronunciate dal vescono durante il rito di ordinazione: a Francesco, ha ricordato l’esempio di Cristo servo e la necessità di vivere con gioia e generosità il ministero della carità, evitando ogni idolatria e impurità, per essere degno della stima del popolo di Dio. «Non venga mai meno in te la speranza del Vangelo – gli ha ricordato il vescovo– di cui sarai non solo ascoltatore, ma araldo e testimone». A don Matteo, ha raccomandato di annunciare fedelmente la Parola e di conformare la propria vita al mistero che celebra: «Riconosci ciò che fai, imita ciò che celebrerai, perché partecipando alla morte e risurrezione del Signore tu porti la sua vita nuova nel mondo». Una consegna che lega insegnamento, esempio e santificazione del popolo di Dio.
Il rito è proseguito con le litanie dei santi: mentre l’assemblea le intonava, i due candidati erano prostrati a terra, in segno di totale abbandono e affidamento a Dio. A seguire, il gesto dell’imposizione delle mani e la preghiera di ordinazione. L’abbraccio di pace col vescovo e i presbiteri, accolto da un applauso spontaneo, ha suggellato la comunione tra il nuovo presbitero e il suo presbiterio.
A seguire i riti esplicativi – la vestizione degli abiti sacerdotali, l’unzione con l’olio crismale, la consegna del pane e del vino – hanno scandito i passi di don Matteo nel nuovo ministero. Verso le 19 il canto «servire e regnare» ha introdotto la liturgia eucaristica, segno che la comunità non solo accoglie i nuovi ordinati ma si unisce a loro nel rendimento di grazie. Il clima si è fatto sempre più intenso: l’incensazione dell’assemblea, il gesto della pace, scambiato anche con parenti e amici, la distribuzione dell’Eucaristia da parte di tanti sacerdoti, accoliti e diaconi. Emozionante vedere l’intera Chiesa di Pescia radunata attorno all’altare, epifania della comunione suscitata dallo Spirito Santo. Verso le 19:30 la Messa si è conclusa con la benedizione solenne del Vescovo ai due ordinati e un lungo applauso dell’assemblea. La corale ha intonato una splendida Ave Maria, accompagnando il congedo dei fedeli. Ognuno è tornato a casa con il cuore colmo di gratitudine per il dono di due nuovi ministri, segno di speranza per la diocesi e per la Chiesa tutta.

Simone Lepori

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