Il Vescovo Fausto Tardelli inaugura il nuovo anno accademico della Scuola di formazione teologica diocesana

Giovedì 2 ottobre, nella sala consiliare di Montecatini Terme, si è inaugurato l’anno accademico 2025-26 della Scuola di Formazione Teologica della diocesi di Pescia.  Alla serata, moderata dal prof. Lorenzi, sono intervenuti il vescovo Fausto Tardelli, la vicesindaco Beatrice Chelli e il direttore della scuola don Angelo Biscardi.

Il vescovo Tardelli ha ricordato che la teologia “non è evasione ma esperienza che coinvolge corpo, mente, affetti e relazioni. Non si può vivere la fede senza riflettere”.  “Sarebbe sciocco pensare il Vangelo senza pensiero. La fede non può vivere di pura pratica, ha bisogno di intelligenza”. Ha indicato quattro scopi della scuola: pensare la fede, formare chi svolge un ministero; aprirsi anche a non credenti; proporre occasioni di dialogo culturale. E ha aggiunto: “Vorrei fosse frequentatissima. La scarsa partecipazione dice una fragilità: l’idea che basti praticare la fede. Non basta. Il cristiano ha bisogno di strumenti di formazione, perché ogni scelta di vita porta con sé domande profonde e il confronto con la cultura del nostro tempo”.  La vicesindaco Chelli portando i saluti istituzionali, ha ricordato che Montecatini è parte di un sito ufficiale UNESCO. “L’UNESCO non tutela solo i beni architettonici, ma ha come primo obiettivo la promozione del dialogo e della pace. In un mondo segnato da più di cinquanta conflitti, la pace non è un concetto astratto: è responsabilità di tutti, anche delle comunità locali”. “Montecatini vuole proseguire su questa strada, rafforzando anche a livello internazionale le iniziative comuni per la pace”. Don Angelo Biscardi nella prolusione ha affrontato il tema centrale. “Spesso si dice che il monoteismo porti violenza. Dio è stato talvolta usato per giustificare il potere, ma quel Dio non coincide con la rivelazione cristiana. Se Dio è ridotto a monarca solitario diventa strumento di dominio. Guardiamo a Gesù Cristo, il cuore è l’amore. L’immagine del Padre che fa sorgere il sole sui buoni e sui cattivi ci libera dalla logica del Dio punitivo e apre a un Dio di misericordia”. “Come ha risposto Gesù alla violenza? non vendetta, ma affidamento al Padre, condividendo la sorte degli innocenti e dei condannati ingiustamente. In Lui Dio abbraccia le vittime della storia e rifiuta la logica del male contro male. La croce non è fallimento, ma luogo ove Dio disattiva il meccanismo della violenza mostrando che la vera forza è l’amore che non si vendica”. Biscardi ha osservato che la Bibbia porta i segni di epoche e culture spesso violente, insieme ad un cammino di purificazione: “Dio difende i deboli, non legittima la violenza umana. Solo Lui può giudicare e intervenire. Quando i poteri umani si appropriano del nome di Dio, la fede diventa strumento di oppressione. Per questo la teologia è indispensabile: aiuta a distinguere il Dio della rivelazione dalle immagini distorte che la storia ha costruito”.  Sul rapporto fede-ragione, Biscardi ha insistito: “Troppo spesso si pensa  la fede come irrazionale, un salto nel buio. La fede cristiana è ragionevole, illumina la vita attraverso l’esperienza. Non è un paradosso incomprensibile: è una logica nuova che supera l’istinto di vendetta e apre alla speranza. I fondamentalismi nascono dallirrazionalità, non dalla fede pensata. Ecco l’importanza di un lavoro teologico serio che mostri la coerenza della fede e la sua capacità di dialogare con la cultura contemporanea”.

Al cuore della riflessione ha detto: “Dio non è solitudine ma comunione di distinti: Padre, Figlio e Spirito. Tre persone, un solo Dio. Se Dio è relazione, anche gli uomini possono vivere relazioni che uniscono senza annullare le differenze. La Trinità mostra che l’unità non è uniformità, ma armonia di voci diverse. Questo dogma, pare astratto, è invece base concreta per la convivenza pacifica tra popoli e culture. Solo un Dio che è relazione può ispirare un’umanità riconciliata”. Biscardi ha infine segnalato due paradossi. Il primo riguarda i cristiani: “Solo conoscendo meglio la propria dottrina e vivendola con decisione si diventa più capaci di dialogo. Non con meno studio, ma con più profondità la fede genera pace”. Il secondo riguarda i non credenti: “Proprio il dogma più cristiano di tutti, la Trinità, offre la chiave per immaginare una convivenza pacifica tra diversi. Strano eppure il cuore della fede cristiana può avere valore universale”. A fine serata la la consegna di tre diplomi alle studenti che hanno terminato il triennio. Gesto semplice ma eloquente: la teologia non è un esercizio astratto, ma cammino che forma coscienze e prepara cristiani e cittadini più consapevoli.

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