
Veglia Pasquale nella Notte Santa
OMELIA DEL VESCOVO FAUSTO TARDELLI
Cattedrale di Santa Maria Assunta, Pescia
Sabato Santo, 19 aprile 2025
La Pasqua cristiana celebra la resurrezione di Gesù dalla morte. Ci ricorda e ci fa rivivere questo avvenimento fon-damentale e unico nella storia del mondo: Gesù di Nazaret, autoproclamatosi Figlio di Dio incarnato, crocifisso per questa che era una bestemmia alle orecchie di molti suoi con- nazionali, in particolare dei capi e anziani del popolo di Israele, non è rimasto prigioniero del sepolcro nel quale era stato deposto ma, come aveva predetto, è risorto dalla morte ed è apparso più volte ai suoi discepoli fintantoché, dopo un po’, non è scomparso alla vista degli occhi per “ascendere al cielo”, secondo |’espressione usata nei vangeli.
Da allora, gli apostoli, cioè gli uomini che erano stati scelti da lui quali suoi particolari collaboratori, insieme alla moltitudine dei suoi discepoli, uomini e donne, hanno cominciato ad annunziare al mondo la sua morte e risurrezione per la remissione dei peccati e la vita eterna, riconoscendo in Gesù il Cristo, il Messia promesso da Dio, il Cristo, una cosa sola col Padre e con lo Spirito Santo.
Questo annunzio pasquale nasceva dalla testimonianza di- retta: gli apostoli e i primi discepoli avevano visto il Signore Gesù vivo, dopo la sua morte reale e crudele. Lo avevano toccato risorto; avevano messo le mani nelle sue ferite, avevano parlato con lui e lui con loro, avevano mangiato insieme a Lui.
Nell’annunciarlo al mondo, essi riferivano dunque qualcosa di cui avevano fatto esperienza. Non annunciavano idee, convinzioni personali, una filosofia o un codice morale: niente affatto. Annunciavano qualcosa di reale, di fisico e di sperimentato: la persona viva di Gesù; annunciavano Gesù risorto da morte e invitavano a credergli, a confidare in lui per essere liberati dai peccati e dalla morte; proponendo di fare tesoro dei suoi insegnamenti che essi ave- vano raccolto stando con lui alcuni anni e accompagnandolo nel suo peregrinare per la Palestina. Essi annunziavano la salvezza in Cristo, la possibilità, in Gesù Cristo morto e risorto, l’unica possibilità per l’uomo di essere salvo nel senso pieno della parola. Invitavano a sperare in lui e a vivere una vita nuova e fraterna, in pace, praticando una comunione basata sull’amore vicendevole, quale segno della verità della buona notizia che annunziavano al mondo e anticipazione del Regno di Dio.
La testimonianza degli apostoli e dei discepoli della prima ora era avvalorata anche dalla loro vita: una vita di pecca- tori convertiti, che si sforzavano di mettere in pratica gli insegnamenti di Gesù fino anche, per molti di essi, a versare il sangue per Lui nel martirio.
Questo annunzio di speranza ha attraversato i secoli ed è giunto intatto fino a noi. E si ripete questa notte (in questo giorno) per noi e per il mondo: Cristo è risorto! E’ vera- mente risorto! E’ questa la buona notizia, I’unica buona no- tizia per il mondo. Che il mondo lo sappia oppure no, non inficia la bellezza della novità di questa notizia stupenda.
Noi abbiamo creduto alla testimonianza degli apostoli e dei primi discepoli. Abbiamo creduto anche perché abbiamo visto lungo i secoli la vita di fede e di amore di una moltitudine immensa di persone che hanno sperimentato misteriosamente nella loro vita la presenza viva e reale di Gesù crocifisso e risorto. Questi santi e martiri che hanno costellato i duemila anni che ci separano dall’evento della risurrezione, risultano, come gli apostoli prima di tutto credibili testimoni del vangelo.
E noi, oggi, confortati dalla testimonianza degli apostoli e dei santi che ci hanno preceduto nella fede, vogliamo affidarci al Signore Gesù, vogliamo credere in lui e, nella fede, anche noi percepiamo la reale presenza di Gesù nostra vita, possiamo dire anche noi di toccarlo, ascoltarlo, sentirlo vivo salvatore nostro.
Carissimi fratelli e sorelle, la Pasqua cristiana è il rinnovarsi di questa nostra fede, è il riconoscere la presenza viva di Gesù risorto in mezzo a noi e dentro la nostra vita; è il ripetersi di un annuncio di speranza per ciascuno e per l’umanità.
Un’umanità – la nostra – immersa oggigiorno nella più grande confusione. Persino le nostre famiglie e a volte dentro la chiesa. Una confusione drammatica perché fatta spesso di sangue versato, di crisi economiche poderose, di rabbia, di menzogne, di incertezze e di montagne di immondizie scaricate attraverso i social.
In questa confusione del mondo che uccide la speranza, noi crediamo invece che la speranza non muore perché è risorta con Cristo. La vittoria sulla morte spalanca orizzonti di vita piena per l’umanità, nonostante tutto. Nella babele del mondo, nella confusione delle idee e nell’incertezza dei cambiamenti, resta un punto cioè piantato dentro il mondo: è la Croce di Cristo e il sepolcro vuoto, la morte e la risurrezione del Figlio di Dio fattosi uomo per amore. La Croce di Cristo rimane salda lì sulla roccia del Calvario, sospesa tra terra e cielo, mentre ora come allora passa la scena di un mondo che prosegue ignaro la sua corsa effimera continuando a inseguire idoli e chimere. Il Crocifisso risorto è l’amore che vince su tutto e per questo merita di essere seguito: scommettere su di lui è la mossa vincente della vita. Egli è l’unica speranza per l’umanità e l’unica vera buona notizia che solo la Pasqua cristiana annunzia al mondo.
A conclusione di questa breve riflessione resta forse una domanda dentro di noi: perché mai Gesù non è risorto platealmente davanti a tutto il mondo, manifestando chiaramente che egli aveva vinto la morte? Perché non ha voluto manifestazione pubbliche ed è voluto risorgere senza alcun clamore mediatico, diremmo noi oggi, affidandosi invece alla fragile testimonianza di uomini pieni di difetti? E perché l’annuncio della novità del vangelo lungo la storia sembra non aver prodotto quel totale cambiamento di vita dell’umanità a cui mirava? La risposta segnala con grande evidenza la distanza tra il nostro modo di ragionare e quello i Dio, una distanza che la scrittura paragona a quella che c’è tra la terra e il cielo.
La risurrezione di Cristo è oggetto di fede, resta qualcosa che è riconoscibile solo con la fede; essa è lasciata da Dio alla libertà dell’atto di fede e l’adesione alle parole di Cristo e al suo messaggio d’amore ha il sapore di qualcosa su cui scommettere se lo si vuole, fidandoci dei testimoni del Vangelo. E fino a che il signore Gesù non ritornerà nella gloria alla fine dei tempi per giudicare i vivi e i morti, come ha promesso, il cambiamento del mondo avviene soltanto nella coscienza di ognuno e in quel raggio di azione in cui ad ogni persona è dato di muoversi.
In questo modo, carissimi fratelli e sorelle, è tracciato allora anche I’impegno di ciascuno di noi, discepoli odierni del Signore Gesù: viviamo in Cristo una vita nuova nell’amore autentico perché le tante piccole luci accese alla luce di Cristo – come abbiamo fatto poco fa rischiarino il mondo. Non sarà ancora giorno, ma le tenebre saranno comunque sconfitte e ci permetteranno di gustare la gioia della speranza e di camminare verso la pienezza della vita.