Omelia – Santa Messa per le Ordinazioni, solennità della Santa Croce, 14 settembre 2025

Solennità della Santa Croce
Ordinazione presbiterale e diaconale
di Matteo Nincheri e Francesco Matteoni
OMELIA DEL VESCOVO FAUSTO TARDELLI
Cattedrale di Santa Maria Assunta, Pescia
Domenica 14 Settembre 2025

Nelle feste grosse del maggio scorso in onore del SS. Crocifisso che si riallacciano alla festa odierna della esaltazione della Santa Croce, dicevo che “guardare” a Colui che è stato trafitto sulla croce, stringerci attorno a Lui, adorarlo ed esaltarlo è fonte inesauribile di speranza. La fede in Colui che ha vinto la morte ci da speranza, infatti, una speranza che non muore, perché il crocifisso risorto ci dice che non c’è situazione umana, per brutta che sia, che non possa conoscere redenzione e salvezza; non c’è disagio, disgrazia e nemmeno morte che non abbia una prospettiva di superamento e di rinascita.

Aggiungevo poi che, “guardando” al SS. Crocifisso, si vedono anche tutti i “crocifissi” della storia, tutte le vittime innocenti che continuano ad essere sacrificate. Sono migliaia e migliaia, un numero davvero impressionante. Il SS. Crocifisso non ci fa dimenticare tutti questi, anzi, ce li mette davanti agli occhi affinchè prendiamo coscienza del nostro esigente dovere di essere costruttori di pace, operatori di giustizia e di amore, prendendoci cura degli altri e dell’ immensa umanità crocifissa.

Questo è ciò che dicevo allora ed è quanto mai attuale stasera, festa della Santa Croce, quando due nostri giovani vengono afferrati dallo Spirito Santo, vengono avvolti dalla nube oscura e luminosa dello Spirito per essere consacrati ministri del vangelo, servitori di Cristo, annunciatori del suo Regno, canali di grazia, guide del popolo santo di Dio. Della speranza che non delude, questa sera veniamo ricolmati perché si rivela stupendamente nel miracolo del dono fatto a tutti noi delle due giovani vite di Matteo e Francesco. Come pure si rivela questa sera, esattamente attraverso questi due giovani che lo Spirito consacra per la salvezza del mondo, anche la grande compassione di Dio che, in questo mondo lacerato da odio fratricida, continua a inviare suoi messaggeri di pace, di amore e di speranza.

Tu Matteo sarai trasformato dalla potenza divina e pur rimanendo alla vista sensibile ancora tu, sarai in realtà Lui in mezzo al mondo. Nel buio cammino della storia questo fatto ci offre uno squarcio di luce. Ci racconta la verità oltre le apparenze: la vittoria del Risorto pur in quest’ora terribile, densa di odio, di ingiustizia, di sofferenza, di guerra e di morte.

Cosa ti chiede il Signore Matteo? Di essere interiormente disposto e generosamente disponibile ad andare là dove il Signore vorrà, attraverso quanto il Vescovo ti dirà di volta in volta, ma ancor di più, disponibile a lasciarti guidare sempre dalla Parola di Dio e non dai tuoi gusti personali, dalle tue visioni, dalle tue idee, per essere invece uno strumento speciale della Grazia di Dio, uno che presterà la voce, le mani, la mente e il cuore a Cristo, perchè Cristo sia conosciuto, accolto ed amato da tutti gli uomini.

Ti è chiesto di confidare totalmente nel Signore, di avere piena fiducia in Lui e nella sua Parola, perché spesso la vita del mondo è un deserto pieno di serpenti velenosi, come la lettura dei Numeri ci suggerisce. La vita del prete richiede oggi più che mai, insieme ad uno sforzo continuo di conoscenza la più approfondita possibile della realtà e dei linguaggi contemporanei, assoluta fiducia in Dio. Ciò che si sperimenta nel ministero, insieme alla indiscutibile gioia delle consolazioni che lo Spirito Santo mai fa mancare, spesso è la fatica di una seminagione il cui il frutto si vede ancora molto lontano; oppure è lo sbattere contro una indifferenza religiosa che sembra impossibile scalfire, oppure ancora è lo scontrarsi con la refrattarietà del mondo a tutto ciò che ricorda Dio, la legge morale, il rispetto dovuto alla vita umana in tutte le sue fasi, dal concepimento fino alla morte naturale, il destino eterno dell’uomo.

Ecco perchè, per il prete oggi è assolutamente necessario vivere di fiducia in Dio, in amorosa adorazione della sua umile potenza, attaccato a Dio come un bambino al collo della madre. La fiducia in Dio è la sola cosa che può salvarlo. Anche di fronte alle proprie fragilità e a quelle della chiesa in cui è inserito e con le quali deve imparare a fare i conti. Se perdesse la fiducia in Dio o confidasse solo nelle sue forze, sarebbe finito, completamente, come uomo e come prete. Se invece di questa fiducia a prova di ogni prova ne vive, potrà essere di grande aiuto ai molti che si trovano in difficoltà e non sanno più dare un senso alla loro esistenza.

E tu, carissimo Francesco che tra poco riceverai in dono di essere assimilato a Colui che venne nel mondo non per essere servito ma per servire e dare la vita in riscatto per molti? Quanto ho detto a Matteo vale anche per te. Da aggiungere c’è soltanto questo: diventare diaconi non è un gradino di passaggio che si supera e si dimentica per entrare poi nel presbiterato. No. Diventare diaconi significa esserlo per tutta la vita; significa rimanere sempre dei servitori con lo spirito dei servitori che, arrivati a sera dicono semplicemente: abbiamo fatto quanto dovevamo fare. Il diaconato è dimensione essenziale di tutto il popolo di Dio, di tutta la Chiesa, come abbiamo scritto noi vescovi qualche tempo fa, riprendendo Papa Francesco: “Il diacono è il custode del servizio nella chiesa… e il suo contributo consiste nel ricordare a tuti noi che la fede, nelle sue diverse espressioni – la liturgia comunitaria, la preghiera personale, le diverse forme di carità – e nei suoi vari stati di vita – laicale, clericale, familiare – possiede un’essenziale dimensione di servizio.

Fortificato dal dono dello Spirito Santo, sarai di aiuto al vescovo e al suo presbiterio nel ministero della parola, dell’altare e della carità, mettendoti al servizio di tutti i fratelli. Questi compiti esigono da te una dedizione totale, perché il popolo di Dio ti riconosca vero discepolo del Cristo, che ti ha dato l’esempio, perché come egli ha fatto così faccia anche tu.

Con le parole della monizione del rito dell’Ordinazione diaconale ti auguro che non venga mai meno in te la speranza del Vangelo, di cui sarai non solo ascoltatore, ma araldo e testimone.

 

 

 

condividi su