Omelia – Santa Messa per la festa del SS.Crocisso di Pescia, 3 maggio 2025


Festa del SS.Crocisso di Pescia
OMELIA DEL VESCOVO FAUSTO TARDELLI
Cattedrale di Santa Maria Assunta, Pescia
Sabato, 3 maggio 2025

Come ci hanno invitato a fare le letture bibliche di questa Messa, stasera alziamo gli occhi verso Colui che è stato innalzato da terra. Posiamo i nostri occhi su Colui che è stato trafitto per i nostri peccati. Guardiamo a Lui come abbiamo fatto ieri sera nella processione che ha percorso le vie della nostra città. Guardiamo a Lui, contempliamo il SS. Crocifisso, per essere salvi, per avere la vita eterna, per trovare la fonte della nostra speranza e la certezza di essere amati.

La prima cosa infatti che lo stringerci attorno al SS. Crocifisso, l’adorarlo ed esaltarlo ci da, è proprio una sorgente immensa di speranza. In Colui che è stato crocifisso per noi, noi troviamo la speranza per la nostra vita. La speranza che non delude, quella speranza che Papa Francesco ci ha indicato come frutto dell’anno giubilare.

Troviamo la speranza perché guardando al SS. Crocifisso noi sappiamo che Gesù non è restato sulla croce ma è risorto, dopo essere stato ucciso e deposto nel sepolcro. La fede in Colui che ha vinto la morte che ci da speranza, una speranza che non muore, perché il crocifisso risorto ci dice che non c’è situazione umana, per brutta che sia, che non possa conoscere redenzione e salvezza; non c’è disagio, disgrazia e nemmeno morte che non abbia una prospettiva di superamento e di rinascita. Certo, se non credessimo alla risurrezione, non ci sarebbe speranza. Se Cristo non fosse risorto, e ci fermassimo a vedere lui appeso al legno della croce, non avremmo alcuna via di uscita. Se cristo non fosse risorto, portare per le strade la croce con Gesù appeso non sarebbe altro che un macabro rituale, un terribile segnale del trionfo della morte; altro che speranza! Esaltare un uomo che muore su di un patibolo come è la croce, onorarlo e adorarlo, sarebbe davvero una mostruosità, qualcosa che equivarrebbe al riconoscimento di una inesorabile vittoria della ingiustizia e della morre. Ma nella fede, noi sappiamo che il Signore Gesù, che pure vediamo inchiodato al legno della croce e innalzato da terra su quel terribile patibolo, ha vinto la morte, ha trionfato nella risurrezione, è vivo e presente in mezzo a noi. Ecco allora che davvero Egli è la fonte unica di una speranza che non delude. Il SS. Crocifisso risorto ci da forza per continuare il cammino della vita e per trasformare anche ogni insuccesso e ogni nostra debolezza, in pienezza di vita.

In secondo luogo, stringerci attorno al SS. Crocifisso, permette a noi di allargare lo sguardo, uno sguardo di compassione e di amore, verso tutte le vittime innocenti della storia e anche dei nostri giorni. Quanti Crocifissi si contano ancora oggi! Quante persone innocenti, che non hanno alcuna colpa, che non c’entrano niente con le ingiustizie e le guerre, muoiono come Cristo su di una croce. Sono migliaia e migliaia, un numero davvero impressionante. Primi fra tutti quelli che sono crocifissi a causa della loro fede in Gesù e poi quelli che cercano un mondo di giustizia e di pace e poi ancora quelli che sono vittime ignare della cattiveria altrui, quelli che muoiono vittime del lavoro, che muoiono vittime di femminicidi, quelli che sono crocifissi dalle guerre, anche quei soldati che muoiono per guerre che sono sempre ingiuste o tutti quei civili che muoiono sotto mostruosi bombardamenti. Ecco, il SS. Crocifisso non ci fa dimenticare tutti questi e anzi ci fa sentire necessariamente impegnati perché questa enorme carneficina diminuisca fino a cessare del tutto. Non possiamo guardare al SS. Crocifisso, senza che il nostro cuore si allarghi alla compassione e al dolore per tutti i nostri fratelli e sorelle che muoiono vittime della cattiveria umana. Guardare e adorare il SS. Crocifisso allora significa anche prendere coscienza della nostra personale responsabilità, del nostro esigente dovere di essere costruttori di pace, di essere operatori di giustizia e di amore, del nostro necessario impegno nel prenderci cura degli altri e di questa immensa umanità crocifissa.

Ancora un’ultima cosa ci ricorda il Ss. Crocifisso.  In particolare ce la ricorda l’averlo portato per le strade della nostra città. E’ stato bello ed estremamente emozionante vedere sfilare il SS. Crocifisso per le strade della vita di tutti i giorni. Tra le nostre case, i vicoli, le piazze, i luoghi della vita pubblica, davanti al comune, in mezzo ai negozi. Quella croce, quel crocifisso elevato da terra, portato con grande amore da giovani uomini, è passato dentro la nostra vita. Dentro la vita nostra, quella di tutti i giorni. Questo gesto racchiude un grande importante significato. Ci ha detto che il Signore Gesù, crocifisso e risorto, vuole stare con noi, vuole stare dentro la nostra vita; vuole essere presente nel dipanarsi quotidiano delle nostre esistenza e lì dentro portare la certezza dell’amore di Dio per noi, la speranza di una vita piena e felice, la forza del suo donarsi a noi. E ha voluto dire anche che noi, la sua chiesa, il suo popolo, non abbiamo altro da fare nel mondo che portare il Signore Gesù crocifisso e risorto. E’ questo il nostro compito: presentare Lui, la sua storia, la sua vicenda la sua morte per noi, Lui risorto e vivo per dare speranza a tutti. Da una parte siamo chiamati a fare di Lui la nostra vita, a vivere in Lui tutta la nostra esistenza a non considerarlo mai un estraneo rispetto alle nostre vicende quotidiane, dall’altra siamo chiamati a presentarlo a tutti, anche a chi non crede o non ha la nostra fede, a presentarlo, a proporlo come via di salvezza e di amore.

Le feste grosse si celebrano ogni 25 anni e manifestano il passare del tempo e sono segnate ogni volta dai cambiamenti che la società ha subito in quel lasso di tempo. Ma Gesù Cristo resta il nostro Signore e salvatore, ieri, oggi e sempre. E questa convinzione di fede profonda l’affidiamo alle nuove generazioni. Durante il percorso di ieri sera ho visto tanti ragazzi e bambini. Ad essi vogliamo consegnare la nostra fede e sono certo che il SS. Crocifisso abbia fatto breccia anche nei loro piccoli cuori. Per cui sono certo – ed è anche il mio augurio – che saranno in grado a loro volta, quando sarà il momento, di celebrare con gioia le feste grosse di questa città.

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