Lettera Pastorale del Vescovo Fausto per l’anno 2025/2026

Questa mia lettera pastorale accompagna il Documento sinodale da me promulgato in questa stessa data 15 agosto 2025 “Chiesa di Pescia, diventa ciò che sei!” e ne offre la chiave di lettura, richiamando quelle che ne sono le dimensioni di fondo e le linee portanti. Con la sua promulgazione, il documento è diventato “normativo” per tutta la diocesi di Pescia. Ciò significa che esso dovrà essere preso in seria considerazione da tutti i fedeli, prima di tutto dai presbiteri e diaconi, dai membri dei consigli pastorali, dai catechisti e insegnanti di religione, come dai vari operatori pastorali in particolare della Caritas.

RENDERE GRAZIE, CHIEDERE IL DONO DELLA CONVERSIONE ED EVANGELIZZARE, SULLA SCIA DEL CAMMINO SINODALE COMPIUTO.

Con queste tre azioni intendo accompagnare il Documento sinodale da me promulgato a conclusione del cammino sinodale compiuto in questi due anni. Intendo così indicare anche il programma pastorale diocesano per l’anno 2025/2026. Molto probabilmente non sarò io a portarlo a termine perché, come sapete tutti, il prossimo 5 gennaio compirò 75 anni, l’età in cui noi vescovi siamo invitati a rassegnare le dimissioni per far posto ad un altro Vescovo che, prendendo in mano la staffetta della successione apostolica, prosegua nella guida del cammino della chiesa di Pescia. Anzi, proprio per questo, quando sarà il momento, la diocesi dovrà adeguatamente prepararsi per il cambiamento, disponendosi ad accogliere nel migliore dei modi possibile il nuovo Pastore. Comunque noi intanto andiamo avanti. Il programma di lavoro di quest’anno non prevede per ovvi motivi, cose eccezionali ma si muoverà nella linea della “ordinaria amministrazione”, non per questo sarà però “sotto tono”. L’impegno pastorale consisterà nel riprendere in mano il documento da me promulgato “Chiesa di Pescia, diventa ciò che sei!” che ufficializza le conclusioni del cammino sinodale compiuto. Si tratta di conoscere questo documento normativo e approfondirne la conoscenza, attraverso incontri del clero, dei consigli pastorali parrocchiali, dei gruppi sinodali, dei catechisti e degli operatori pastorali in genere, per vedere quali riforme personali e comunitarie siano ormai necessarie per rispondere agli appelli del Signore. Le tre azioni che ho indicato nel titolo offrono le coordinate e l’orizzonte di fondo del nostro prossimo cammino comune: 1) rendere grazie al Signore come attitudine dell’anima di ciascuno e delle nostre comunità; 2) chiedere il dono della conversione perché ciascuno di noi e le nostre comunità dobbiamo essere sempre in “riforma”; 3) Evangelizzare, in quanto siamo chiesa e cristiani per portare la buona notizia del Regno. Mi soffermo ora brevemente su ciascuno di queste azioni per offrire spunti di riflessione e di preghiera personale e comunitaria.

1. Rendere grazie al Signore.

Si, direi proprio che occorra acquisire stabilmente questa attitudine. Troppi musi lunghi tra noi, troppe lamentele, troppe insoddisfazioni! Certamente il momento storico che stiamo vivendo è terribile. Le immagini orribili delle violenze e della guerra ci inquietano profondamente. Lo sviluppo del mondo poi, è veramente difficile colorarlo di speranza. Non possiamo non sentire l’angoscia per quel che succede. E anche nelle nostre comunità parrocchiali, quanti problemi, quante difficoltà che segnano il volto della diocesi con rughe pesanti. Senza considerare poi il fatto che si vanno moltiplicando gli attacchi alla Chiesa e alla nostra vita da parte di molti che contestano radicalmente anche la nostra fede mentre in tante parti del mondo i cristiani soffrono persecuzione. Eppure, nonostante tutto, dobbiamo essere quelli che sanno rendere grazie al Signore – sempre lieti nel Signore – che sanno cioè fare “eucaristia” ogni giorno. Le nostre celebrazioni eucaristiche sacramentali dovrebbero davvero mostrare che sono un “rendimento di grazie”. Vorrei dunque invitare tutti a guardare ai doni che la misericordia di Dio ci ha dato e ci continua a dare; riconoscendone l’abbondanza e anche la loro fruttificazione laddove magari meno ce l’aspettiamo. Anche il cammino sinodale percorso che ha visto la partecipazione corale della diocesi purtroppo con qualche assenza – è stato un evento di grazia, un dono grande per la nostra chiesa. Ci ha guidato lo Spirito Santo; abbiamo percepito la sua chiara presenza. Per questo vogliamo rendere grazie al Signore particolarmente proprio per questo dono. In un mondo sempre più diviso e in lotta di uno contro l’altro, guidati da Papa Francesco, la nostra chiesa, con altre chiese, è andata controcorrente, testimoniando la bellezza, seppur a volte faticosa e non sempre acquisita, del camminare insieme. La chiesa ha dato testimonianza di unità mondiale di fronte a un mondo diviso. Anche l’elezione di Papa Leone XIV, per come è avvenuta, ha testimoniato a chiare lettere questa unità molteplice che lo Spirito Santo realizza nella Chiesa del Signore.

2. Chiedere il dono della conversione.

Dobbiamo riconoscere, senza ipocrisie ed infingimenti, che abbiamo bisogno di convertirci al Signore e all’amore sincero verso gli altri. Personalmente, prima di tutto. Con un cammino vero perché Cristo viva in noi. La conversione però non riguarda soltanto la nostra vita personale. In essa ha il primo fondamentale livello, per cui, se mancasse il cammino personale di riforma della vita, tutto il resto sarebbe vano o si ridurrebbe a esteriorità e formalismi, ad un galateo morale che non avrebbe alcun valore e non renderebbe alcuna testimonianza all’amore del Signore. La riforma, la conversione, deve però riguardare anche le nostre comunità parrocchiali. Non voglio rimanere nel vago: per essere concreti, la riforma deve andare in due direzioni ben precise:

  • La prima: verso comunità fraterne dove si respiri un’aria di comunione profonda attorno a Cristo, alla sua parola e ai suoi segni di Grazia; smantellando il più possibile quella incrostatura burocratico-istituzionale che rende spesso le nostre parrocchie, quando va bene, dei centri di servizi e di attività simili ad un assessorato comunale. Per ritrovare invece il calore di un incontro umano, fraterno, personale e direi persino amicale, tra persone che non sono per niente “senza macchia” ma che si sanno accogliere perché tutte perdonate dalla misericordia di Dio. Una prospettiva dentro la quale si colloca anche il ministero presbiterale che deve trovare il modo di smettere gli abiti clericali del manager organizzatore di tutto per assumere sempre di più quelli del padre, del fratello, del confessore, della guida spirituale che accompagna le persone all’incontro con Cristo. Il cammino sinodale compiuto ci ha detto con chiarezza che questa è la strada da percorrere.
  • La seconda: verso una connotazione fortemente missionaria ed evangelizzatrice della vita parrocchiale. Si tratta di quella riforma in senso missionario che Papa Francesco aveva invocato fin dal suo documento fondamentale del pontificato, la “Evangelii gaudium”: “Sogno una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa, perché le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale, più che per l’autopreservazione. La riforma delle strutture, che esige la conversione pastorale, si può intendere solo in questo senso: fare in modo che esse diventino tutte più missionarie, che la pastorale ordinaria in tutte le sue istanze sia più espansiva e aperta, che ponga gli agenti pastorali in costante atteggiamento di “uscita” e favorisca così la risposta positiva di tutti coloro ai quali Gesù offre la sua amicizia.” (EG 27) Queste due concrete direzioni di marcia della riforma ecclesiale a cui siamo chiamati, unitamente all’impegno personale di cambiamento, danno sostanza alla nostra richiesta di conversione. Chiedere il dono della conversione, dunque, vuol dire accorgerci che abbiamo bisogno di essere rinnovati profondamente, noi e le nostre parrocchie. Significa anche – ed è fondamentale – riconoscere che la conversione non è farina del nostro sacco. Dobbiamo essere disponibili e fare il cammino, ma chi opera la conversione dei cuori, del nostro cuore, come la conversione della Chiesa e delle parrocchie è soltanto lo Spirito Santo che quindi dobbiamo continuare ad invocare con convinzione e fiducia.

3. Evangelizzare.

E’ la terza azione che richiamo nel titolo della lettera. In quanto siamo chiesa e cristiani non per noi ma per portare la buona notizia del Regno. La buona notizia cioè di Gesù, salvatore, da comunicare a tutti gli abitanti nel territorio parrocchiale. Assumendo innanzitutto quello sguardo pieno di compassione e di misericordia che fu ed è di Gesù quando, guardando le folle, le vide e le vede vaganti e disperse come pecore senza pastore. Evangelizzare vuol dire innanzitutto capacità di cogliere i bisogni e le attese di Vangelo presenti in un determinato territorio e nei cuori delle persone. Attese a volte espresse pubblicamente ma tante volte silenziose senza voce. Leggere il territorio della parrocchia con gli occhi misericordiosi di Gesù, cercando di scoprire dove c’è bisogno di far risuonare la buona notizia della speranza, è un compito preciso della comunità cristiana. Come quello, conseguente, di operare perché la buona notizia del vangelo raggiunga tutti, dai più piccoli ai più anziani, dagli italiani ai forestieri, dai cristiani ai mussulmani o di altre religioni. Perché raggiunga in particolare coloro che sono scartati dalla società, gli ultimi in senso materiale ma anche spirituale, i poveri comunque intesi. In questo senso, legata strettamente all’evangelizzazione ci sta la carità. Perché è un tutt’uno: carità è cercare il rispetto e la valorizzazione della dignità umana di ciascuno, ma carità a tutto tondo è anche comunicare il nome Santo di Gesù, farlo conoscere ed avvicinare le persone a Lui. In questa lettura della realtà tesa a scoprire le “attese di vangelo” presenti nei cuori e nei territori, siamo fortemente aiutati dal nostro cammino diocesano che ci ha aiutato ad acquisire uno stile sinodale di ascolto reciproco e della realtà per rispondervi in termini di evangelizzazione. Rileggere attentamente il Documento “Chiesa di Pescia, diventa ciò che sei” è il mezzo che ci aiuta in questo.

Buon cammino dunque!

Invocando la celeste intercessione di Sant’Allucio e prima di tutto della Vergine Santa invocata quale Madonna della Fontenuova, vi benedico di cuore nel Signore.

Pescia, 15 agosto 2025 Solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria

+ Fausto Tardelli, vescovo

 

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