Santi Patroni

Maria Santissima della Fontenova
Basilica Santuario della Madonna della Fontenova

Monsummano Terme, città natale del poeta Giuseppe Giusti, è una cittadina amena ed importante della provincia di Pistoia, a due chilometri dalla rinomata Montecatini Terme, stazione idro-minerale e climatica estivo-autunnale. Le sue origini sono molto antiche. Il primo nucleo di abitanti si stabilisce sul colle vicino, dove ancora si ammirano i resti dell’antico castello, perché la valle altro non è che una palude acquitrinosa e malsana. I contadini a gruppi, dalle colline dove abitano, scendono a coltivare i pochi campi contesi faticosamente alle macchie boscose ed agli acquitrini, ed a sera ritornano sulle alture. Nel 1500, ad opera dei Signori di Firenze, si intraprende l’opera di bonifica della pianura; sorgono quindi i primi nuclei abitati e le strade che li collegano. Lungo le strade vengono costruite delle “Margini” o Tabernacoli dove sono venerate immagini sacre, specialmente di Maria SS. con il piccolo Gesù in braccio.
Una di queste è la Madonna della Fontenova che si trova nella località chiamata “Pozzo vecchio” o “Renatico”; vi è dipinta una devota immagine di Maria che tiene sulle ginocchia Gesù Bambino, circondata da quattro santi, riconosciuti comunemente come San Nicolao, San Marco, San Sebastiano e San Rocco. L’affresco della Madonna della Fontenova viene fatto risalire al secolo XIV, cioè tra il 1327 e il 1348, collegato alla grande pestilenza descritta dal Boccaccio, ma più verosimilmente è opera di un pittore del 1500, buon conoscitore dell’anatomia. Ai piedi di questa Immagine sostano in preghiera i contadini che scendono al piano per i loro lavori, e alla sera prima di risalire al castello.
La tradizione racconta che una pastorella, di nome Jacopina Mariotti, il 9 giugno 1573, si ferma a pregare davanti all’Immagine della Madonna, come è solita fare ogni giorno, e dimentica di vigilare il gregge. Quando si alza per tornare a casa, non trova più le sue pecore; piangendo ritorna ai piedi di Maria e chiede con fiducia di poterle ritrovare. Alzando gli occhi pieni di lacrime, Jacopina vede l’Immagine animarsi: la Madonna muove gli occhi e stendendo il braccio le indica dove si è radunato il gregge. Aggiunge pure di recarsi al castello e di dire al rettore della Chiesa di San Nicolao di costruire una chiesa lì dove si trova il Tabernacolo. La notizia del fatto si diffonde con rapidità, i devoti accorrono numerosi da ogni parte, tanto che le autorità comunali e religiose decidono di costruire sul luogo una piccola cappella.
I “Ricordi” inediti di Don Simone Casciani, rettore della chiesa di San Nicolao, scritti di proprio pugno dall’11 maggio 1602 al 30 maggio 1604, ci tramandano altri fatti prodigiosi. Come ogni anno il 9 giugno 1602, la comunità di Monsummano si reca in processione alla “Madonna del pianto” venerata “per essersi più tempo (cioè anni prima) se mostrata miracolosa in tal giorno (il 9 giugno 1573) ”. “Il giorno seguente che noi vi eravamo andati in processione, che fu il lunedì alle dieci di Giugno,” – racconta Don Casciani – una ragazza
“inginocchiatasi avanti a detta Madonna sentì nel tabernacolo di detta Madonna ammodo di uno pianto d’uno bambino, et detta fanciulla volendosi chiarire, cominciò a rizzarsi per meglio vedere, et drento (= dentro) non vide niente et girando dreto (= dietro) a detto tabernacolo ancora non vide dintorno né sul tetto cosa alcuna…”.
Spaventata la ragazza corre a casa e Don Casciani ha modo di interrogarla e di certificare quanto detto.
Nel “Ricordo” del 7 luglio 1602 Don Casciani ci informa di un altro prodigio: «Addì 7 di luglio 1602», durante la celebrazione della Messa sgorga improvvisa, dopo una lunga siccità, una fonte, evento attribuito dal popolo all’intercessione della Madonna del Piano a lungo da tutti invocata. Da quel giorno la Madonna del Piano verrà chiamata: Madonna della Fontenova. Da allora l’Immagine di Maria è chiamata «Madonna della Fontenova». Questo titolo appare nei documenti del marzo 1603 e quindi in tutti gli altri dal 9 aprile 1604. Questi “Ricordi” di Don Casciani sono importanti perché confermano che la “Madonna del piano” è venerata da tempo per essersi mostrata miracolosa in quel giorno, cioè il 9 giugno 1573. Da questa manifestazione, e dagli altri avvenimenti prodigiosi, sono iniziati il concorso di popolo, i pellegrinaggi e quindi la costruzione del Santuario, del quale è posta la prima pietra il 30 dicembre 1602.
Una lapide, collocata sulla facciata del Santuario, ricorda l’avvenimento con questa scritta in latino:
“Cosimo (II) primogenito, per comando di Ferdinando (I) e di Cristina, Granduchi di Toscana, pose la prima pietra del tempio da erigersi alla Vergine Madre di Dio, il 30 dicembre dell’anno del Signore 1602.”
Da quando è scaturita la sorgente, durante la S. Messa celebrata di fonte alla sacra edicola, la fonte è stata sempre custodita gelosamente e l’acqua attinta o distribuita con grande devozione. Fino al 1967 si accedeva alla fonte per una piccola scala di fonte alla Chiesa dove è apposta la lapide che ricorda l’avvenimento. In quell’anno è stata costruita una Cripta, con icone che ricordano la storia del Santuario. L’accesso attuale è da sotto il porticato con una scala per scendere e l’altra per risalire. La sorgente è continua e il livello dell’acqua viene mantenuto ad un livello adatto al piano della cripta. Ora si può attingere acqua da varie fontanelle e anche bagnarsi nella vasca apposita. L’accesso alla fonte è possibile ogni 7 del mese, quando viene fatta alle ore 11,50 una preghiera per tutti gli ammalati; è possibile, poi, per le feste della parrocchia e, su richiesta, in occasione dei pellegrinaggi.

Sant’ Allucio da Campugliano
Cattedrale di Pescia

Nel 1344 il vescovo di Lucca Guglielmo volle mandare, nella nostra terra di Pescia, un frate a verificare chi fosse quell’Allucio che tanto era
venerato nelle casa di ospitalità dei pellegrini e viandanti mantenuto e gestito da un gruppo di laici che si erano consacrati al servizio dell’ospitalità per amore di Cristo sull’esempio di questo Allucio morto due secoli prima, il 23 ottobre 1134.
Fra’ Pietro – così si chiamava l’inviato vescovile – constatò di persona la fama di santità di quest’uomo di cui si onorava la tomba conservata nella chiesetta della casa di ospitalità, nella quale rinvennero gran parte delle ossa, reliquie che sono ora conservate nella chiesa cattedrale a Pescia.
A fra’ Pietro venne consegnata anche una antica pergamena contenente il racconto della conversione e delle opere di Allucio insieme a tante testimonianze che raccolse con precisione e riferì al vescovo Gugliemo il quale, volendo definire la cosa in maniera ufficiale, convocò una santa riunione dei maggiori esponenti della Chiesa lucchese perché esprimessero il loro parere. E così, al termine di questo
sinodo, Allucio venne riconosciuto come santo testimone della fede in Gesù Cristo per la forza dell’amore caritativo con il quale era vissuto.
Allucio non è molto conosciuto anche se è il solo santo delle terre pesciatine ufficialmente inserito nel Martirologio romano, il testo, cioè, che raccoglie tutti i santi della Chiesa cattolica. Questo perché la casa di ospitalità da lui fondata in località che oggi si chiama appunto Sant’Allucio, vicino al torrente Pescia (il luogo esatto si chiama Campugliano) passò in gestione al grande ordine cavalleresco ed ospitaliere dei Cavalieri di Malta che avevano più interesse ad amministrare la casa che a diffondere la devozione di Allucio.
Soltanto verso la fine del Settecento, quando i Cavalieri furono costretti dalle Soppressioni granducali ad andarsene, la Chiesa pesciatina riprese la persona e il messaggio del Santo e ne promosse la devozione.
Ma chi era dunque Allucio?
Nacque intorno al 1070 e morì nel 1134 e tutte le notizie sulla sua vita e le sue opere le abbiamo dalla pergamena consegnata a fra’ Pietro. Assai poco veramente. La narrazione inizia con il prodigioso salvataggio di una mandria di buoi durante un’inondazione e poi passa subito a descrivere Allucio che assiste i poveri viandanti e coloro che cercavano rifugio ad aiuto nella sua casa di ospitalità detto “ospedale” e mai ritornavano a mani vuote. Vengono descritti diversi miracoli, la massima parte riguarda guarigioni di povere persone, molte delle quali in riconoscenza, si fermavano all’ospedale dedicando la loro vita al servizio dei poveri. Ci sono anche prodigi di moltiplicazione di generi alimentari in tempi di ristrettezza, di liberazione di ossessi dal potere del maligno, ed anche un certo numero di miracoli avvenuti sulla sua tomba e che senz’altro ne hanno garantito la conservazione delle reliquie.
Viene descritto come uomo di grande fervore religioso, penitente, amante dell’Eucaristia, stimato dai vescovi. Fu “ingegnoso” nella carità trovando sempre nuovi modi per venire incontro ai bisogni della povera gente che era costretta a lunghi e disagiosi spostamenti tanto che
costruì anche alcuni ponti per facilitare l’attraversamento dei fiumi. Tante erano le persone che passavano dalle sue case di ospitalità – un’altra ne costruì sul Monte Albano – e la sua fama si diffuse tra i pellegrini così che, in occasione di una pericolosa lite politica tra Ravenna e
Faenza, venne chiamato a mettere pace e la sua opera di pacificatore venne tante volte, sempre con successo, invocata da più parti.
La grandezza di Allucio è la sua straordinaria attualità che non perde smalto col passare dei secoli, anzi si rinnova e rimane come valido esempio da imitare. La proposta di vita di Allucio è quella di una vita “alta” di gran qualità: fede viva e intensa vita di preghiera e penitenza, forte presenza in mezzo ad ogni bisogno, inventiva nell’ideare sempre nuovi modi di servizio.
Mi piace mettere in evidenza due caratteristiche: uomo di pace e costruttore di ponti. Quanto bisogno c’è di queste qualità! Oggi certa ‘politica’ è diventata un’arena sguaiata di offese e conflitto continuo, occorre recuperare la volontà e la capacità di farsi pacificatori e mediatori pacifici a tutti i livelli.

 

O Dio, che chiami tutti a partecipare all’opera di salvezza
del tuo Figlio, e in sant’Allucio hai dato alla Chiesa una immagine
viva del tuoamore, fa’ che, vivificati dallo Spirito,
partecipiamo attivamente alla edificazione di un mondo
più giusto e fraterno.
Dalla Messa per San’Allucio

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