
Nel pomeriggio di domenica, alle ore 17:30, la cattedrale di Pescia ha accolto l’intera comunità diocesana per la solenne celebrazione in onore di Sant’Allucio, patrono della diocesi. Una festa che, come da tradizione, ha segnato anche l’inizio ufficiale del nuovo anno pastorale 2025-2026. A presiedere l’Eucaristia è stato il vescovo mons. Fausto Tardelli, affiancato dal vescovo emerito mons Roberto Filippini e dal vicario generale mons Alberto Tampellini, insieme a numerosi sacerdoti e diaconi. La liturgia è stata animata da coristi provenienti da parrocchie e corali locali che ha guidato i canti con solennità e partecipazione.
L’omelia del Vescovo: una Chiesa come casa aperta.Nell’omelia, mons. Tardelli ha posto al centro la figura di Sant’Allucio, «uomo di carità e costruttore di comunione», ricordato come patrono dei viandanti, dei poveri e di quanti cercavano rifugio. «La sua vita – ha sottolineato – resta un modello attuale per la nostra diocesi: Allucio non ha custodito per sé i beni ricevuti, ma li ha trasformati in ponti, ospizi e luoghi di accoglienza. In lui la fede si è fatta concreta ospitalità, amore che diventa servizio». Il Vangelo proclamato (Lc 6,17-38) con le Beatitudini e l’invito ad amare i nemici è stato letto come chiave per il nuovo anno pastorale: «Il Signore ci chiama a essere una Chiesa dalle porte aperte, capace di accogliere e di servire senza giudicare, pronta a donare senza calcolare. Il Vangelo non è un ideale astratto, ma un compito quotidiano: vivere la misericordia di Dio come misura della nostra vita ecclesiale e personale».
Il documento sinodale come bussola. Il vescovo ha quindi ripreso le indicazioni del documento sinodale diocesano, recentemente promulgato come legge diocesana vincolante. «Non possiamo relegarlo in un cassetto – ha ammonito – ma dobbiamo tradurlo in gesti concreti. Ogni parrocchia, ogni comunità, ogni battezzato è chiamato a incarnarne le linee: essere Chiesa di relazione, di preghiera, di formazione e di speranza». Tre le attitudini fondamentali indicate per il cammino: il rendimento di grazie, la conversione personale e comunitaria, lo spirito missionario. «Solo così – ha proseguito – potremo davvero essere una comunità che non vive ripiegata su sé stessa, ma si apre ai poveri, agli ultimi, ai giovani in ricerca, a quanti bussano alla porta della nostra Chiesa». Il riferimento al patrono ha offerto al vescovo l’occasione per un incoraggiamento: «Sant’Allucio continua a sostenere il nostro cammino. Egli ci ricorda che la forza della fede non è nella grandezza delle opere, ma nella tenerezza con cui si guarda al povero e nella capacità di tessere unità dove ci sono divisioni. È questa la vocazione della Chiesa di Pescia oggi: essere casa di fraternità evangelica». La celebrazione è stata segnata da momenti intensi: il canto iniziale dell’Inno del Giubileo 2025, il salmo responsoriale «Beato l’uomo che ha cura del debole», l’invocazione corale durante la preghiera dei fedeli per i malati, i poveri e per la fedeltà al cammino sinodale. Dopo la comunione, è stato consegnato il libretto contenete il documento sinodale di Pescia e la lettera pastorale del vescovo insieme al calendario diocesano, come strumenti concreti per accompagnare il nuovo anno. La conclusione ha visto l’assemblea intonare l’inno a Sant’Allucio, memoria grata di colui che fu costruttore di ponti e pacificatore tra le città, «benigno protettore» della Chiesa pesciatina. Guardare avanti con speranza. La benedizione finale ha racchiuso il senso della festa: «Il Signore vi confermi nella sua pace, vi renda autentici testimoni del Vangelo e vi doni di vivere una vera comunione di fede e di amore». Con queste parole, mons. Tardelli ha affidato il cammino della diocesi al suo patrono e alla forza dello Spirito Santo. Un inizio di anno pastorale che non è soltanto rito, ma impegno: quello di continuare a costruire, con umiltà e fiducia, una Chiesa capace di farsi casa per tutti, come insegnava Sant’Allucio e come chiede oggi il Vangelo.
di Simone Lepori


