
In un stile molto conviviale di reciproca accoglienza monsignor Tardelli ha voluto ascoltare il gruppo dei Diaconi permanenti della Diocesi di Pescia per aumentare il desiderio di una sempre più profonda e proficua collaborazione
Lo scorso venerdì 5 aprile, S.E. Monsignor Tardelli, vescovo di Pescia ha incontrato la comunità diaconale della nostra diocesi, nel desiderio di conoscere e soffermarsi sulle tematiche legate al dono che il servizio del diaconato permanente rappresenta, non solo per le specifiche realtà parrocchiali che lo vedono presente, ma per l’intera comunità diocesana.
Presente la quasi totalità dei diaconi permanenti, i quattro candidati al diaconato (che al momento stanno vivendo la fase del lettorato ed a breve quella dell’accolitato) e il responsabile (recentemente confermato dal vescovo Tardelli) del percorso di formazione don Lorenzo Battioli.
In un stile molto conviviale di reciproca accoglienza, la serata si è svolta a partire da un primo momento di conoscenza, in cui il vescovo ha voluto ascoltare, da parte di ciascun presente, una breve presentazione che esplicitasse la provenienza, la realtà familiare che l’accompagna, il percorso effettuato, la realtà in cui il diacono opera e le attività già in essere o, nel caso dei candidati, il cammino tutt’ora in corso.
E’ stato anche un momento per ripercorrere la storia del diaconato negli ultimi 25 anni, dall’ordinazione del diacono Marco avvenuta nel 1999, fino alle ultime quattro ordinazioni (gennaio e maggio 2023) che attendono di iniziare il proprio servizio nella realtà che il vescovo andrà ad indicare prossimamente.
Una realtà variegata quella diaconale, con servizi in numerose parrocchie, con esperienze in taluni casi consolidate dagli anni, in altri di più recente formazione, tutte accomunate dalla realtà di uomini contemporaneamente con il cuore rivolto alla Chiesa e al mondo, caratteristica specifica del carisma del diacono.
Il vescovo Tardelli ha voluto quindi ricordare come i vescovi toscani abbiano sempre avuto a cuore la realtà diaconale, per valorizzarla, rilevandone non solo il significato teologico, ma anche quello pastorale legato ad un servizio specifico di cui la Chiesa riconosce un valore essenziale, come ben evidenziano anche le indicazioni emerse dalla Conferenza Episcopale Toscana nel documento “Custodi nel servizio della Chiesa. Orientamenti e norme per il diaconato permanente nelle chiese toscane” pubblicato nel novembre del 2017. Il diaconato risulta quindi un ministero davvero fondamentale, strettamente legato alla figura del vescovo, di cui rappresenta per così dire una “longa manus”, quella cioè che concretamente svolge il servizio nelle realtà specifiche delle parrocchie e degli incarichi affidati, senza dimenticare che opera per conto e in forza del mandato vescovile. Una caratteristica questa che il vescovo ha definito di primaria e fondamentale importanza, anche in relazione alle condizioni pratiche e alle situazioni in cui la figura diaconale si trova ad operare: un legame quello con il vescovo che è allo stesso tempo garanzia di unità per la Chiesa locale e forza che permette di non appiattirsi sulla realtà parrocchiale, perdendo di vista il valore e l’importanza di un’unità che supera lo spazio stretto del “proprio orticello”, come purtroppo talvolta viene inteso il mandato, anche da parte presbiterale. Si tratta da un lato di mettere nuovamente a fuoco il significato della presenza diaconale, non semplice ministrante in ambito liturgico ma a servizio della Parola, della mensa e della carità, e dall’altro di attivare percorsi di corresponsabilità, in vista di un bene più grande: quello della comunità diocesana che chiama ad agire in unità d’intenti il vescovo e i vari operatori pastorali a tutti i livelli, ministri ordinati e laici.
Conseguenza diretta di questo forte e primario legame fra il diacono e il proprio vescovo è anche la buona prassi di non ordinare diaconi permanenti in funzione di una specifica realtà parrocchiale: la chiamata ad essere custodi del servizio nella Chiesa, si realizza cioè nell’invio da parte del vescovo, là dove questi ritenga ci possa essere necessità e per il tempo opportuno, così come nell’impiego nei servizi e incarichi anche extra-parrocchiali che richiedano la presenza di una figura che opera in forza di un mandato diretto del vescovo.
Il vescovo Fausto si è poi soffermato sul tipo di cammino formativo già svolto e tutt’ora in corso, da parte dall’equipe diocesana, ricordando come non ci debba essere un’auto presentazione da parte dei candidati diaconi, ma una specifica responsabilità delle comunità in cui il candidato vive ed opera, prestando attenzione a quelli che si possono definire i segni del servizio, che già si ravvisano nella persona indicata. Un cammino formativo che inizia con l’anno di discernimento in cui il candidato diacono viene aiutato a comprendere se vi sia davvero una vocazione specifica al servizio nella Chiesa, si misura con il significato e le caratteristiche del carisma del servizio, per proseguire eventualmente con i quattro anni di formazione attraverso le tappe del lettorato e dell’accolitato, per giungere, dopo un congruo periodo di esperienza pastorale in una realtà della diocesi, all’ordinazione diaconale. Momento che non deve però costituire il termine di un percorso di formazione permanente che anzi il vescovo Tardelli ha chiesto di poter attivare anche per gli anni pastorali a venire (come già fatto fino al 2022-2023), individuando con creatività, modalità che coinvolgano tutti i diaconi permanenti ma anche lettori, accoliti, ministri straordinari dell’eucarestia e ministri istituiti, in un cammino comune che rappresenti il primo passo di quel segno di unità che siamo chiamati ad essere nelle nostre realtà. Un cammino di formazione che veda contemporaneamente coinvolte, dove possibile e con le modalità da individuare, anche le mogli dei diaconi, in uno spirito di condivisione familiare che è caratteristica imprescindibile della figura diaconale e del suo modo di operare.
Il vescovo si è quindi soffermato ad ascoltare spunti, criticità e le osservazioni che sulla base delle esperienze dei partecipanti all’incontro possano aiutare in un percorso di miglior comprensione della nostra realtà diocesana ma anche essere stimolo ad un miglioramento delle modalità di realizzare il servizio alla comunità. Ben sintetizza il clima dell’incontro, lo stimolo con cui il vescovo Tardelli ha voluto congedare la comunità diaconale, infondendo fiducia e allo stesso tempo il desiderio di una sempre più profonda e proficua collaborazione: “riprendiamo insieme il cammino!”
Alessandro. Angelo. Massimo, diaconi permanenti