
Prefazione del nostro Vescovo, incaricato CET per le Caritas diocesane toscane, all’annuale rapporto sulle povertà in Toscana
Mons. Roberto Filippini
È doveroso il ringraziamento per il lavoro serio e complesso che sta a monte di questo dossier sulle povertà in Toscana, 2018-19. È uno strumento modesto ma prezioso, reso possibile dalla stretta collaborazione con la Regione che ha promosso e sostenuto negli anni il progetto di analisi e di monitoraggio delle situazioni di disagio che i Centri di Ascolto delle Caritas della Toscana hanno potuto osservare capillarmente, nel loro accogliere e assistere, tante persone affaticate e ferite dalla durezza della vita, spesso ignorate ed escluse.
Grazie dunque ai volontari dei Centri che oltre a dedicare tempo ed energie all’accoglienza e alla prossimità, hanno raccolto i dati che ci permettono di conoscere dettagliatamente la realtà. Grazie a chi li ha elaborati e sistemati sapientemente fornendo già una prima lettura, comparata con gli anni passati e cogliendo linee di tendenza e prospettive. E grazie infine a chi ha provato a interpretarli nelle conclusioni ecclesiali e in quelle sociali per indicare piste di impegno comune. Un rapporto infatti non può essere solo
una sfilza di numeri, di diagrammi e di tabelle. Tutto questo materiale ha bisogno di essere decifrato e tradotto in giudizi di valore e in indicazioni programmatiche. I segni vanno decodificati perché diventino messaggi su cui riflettere e da cui essere interpellati. Nel Vangelo di Marco, al cap.8 troviamo un brano per molti versi curioso e sconcertante in cui anche Gesù sembra dare molta importanza ai numeri. Dopo l’ennesima discussione con i suoi avversari che chiedono un segno dal cielo per credere, salito in barca, Gesù mette in guardia i discepoli dalla logica dei Farisei.
Ma quelli discutevano fra loro perché non avevano pane. 17 Si accorse di questo e disse loro: “Perché discutete che non avete pane? Non capite ancora e non comprendete? Avete il cuore indurito? 18 Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate, 19 quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete portato via?”. Gli dissero: “Dodici”. “E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila, quante sporte piene di pezzi avete portato via?”. Gli dissero: “Sette”. E disse loro: “Non comprendete ancora?”. (Mc 8,16-21) L’invito di Gesù è dunque a ripercorrere l’esperienza fatta e a prestare attenzione proprio ai numeri delle folle sfamate e del cibo a disposizione, come di quello alla fine avanzato. Numeri diversi…tutti molto suggestivi ed emblematici: cinque, dodici, quattro, sette…Non è il momento di entrare in una lettura esegetica minuziosa, ci basti dire che quei numeri non solo svelavano la sua potenza divina, ma proprio essi fanno di quei prodigi dei segni e dunque veicoli di comunicazione,
bisognosi di un’operazione… semeiotica, che ne traduca il significato: “Non comprendete ancora?”.
Anche i numeri di questo Rapporto forniscono dei messaggi che interpellano la Chiesa e la Società e che non possono lasciare freddi e indifferenti. Non si tratta solo di un’operazione asetticamente conoscitiva, ma di una comunicazione che provoca ed esige delle risposte efficaci e risolutorie.
Cosa significano infatti quelle percentuali, per cui le persone e le famiglie povere, se pur in modo lieve ogni anno, aumentano? Cosa significano i numeri che riguardano le donne in crescente presenza ai centri di ascolto e in maggiore difficoltà per quanto riguarda il trattamento economico sul lavoro? Come leggere la quota più alta di cittadini italiani che ricorrono all’aiuto delle Caritas, seppure la maggioranza è ancora data dagli stranieri? E quale senso dare al moltiplicarsi di utenti dell’assistenza Caritas fra persone che pure hanno un lavoro? E come spiegarsi i numeri inquietanti dei giovani e dei minori, che saranno i poveri di domani? Come leggere le povertà relazionali, le povertà educative e culturali e gli abbandoni scolastici i cui
numeri lievitano continuamente? Numeri, numeri, numeri…
Questi dati ci rivelano una società sempre più diseguale, dove regnano ancora discriminazioni di genere e di etnia, dove le famiglie presentano fragilità e frammentazioni profonde che pagano come sempre i più deboli, i minori; dove i poveri sono a rischio di cronicizzazione e dove per alcuni un’abitazione dignitosa rimane un desiderio irrealizzabile. I numeri e le tabelle ci rivelano una società marcatamente individualista, chiusa nella difesa degli interessi privati e prevenuta nei confronti dell’altro e del diverso.
“Non comprendete ancora?”.
Lascio agli amministratori pubblici e ai politici le risposte che loro competono.
Di fronte ai numeri del rapporto, come Chiesa, tutta intera, non possiamo chiudere gli occhi e dobbiamo riconoscere, attraverso di essi, un’umanità affamata e nuda, lacera e debole, piagata e sofferente, che ci interpella. Sentiamo la voce del Maestro che invita i discepoli “voi stessi date loro da mangiare” (Mc 6,37) e che esorta a condividere ciò che si ha e ciò che si è, senza temere la sproporzione dei numeri e l’esiguità delle forze.
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