Festa del SS. Crocifisso: la Costanza di Gesù Cristo: lo stesso ieri, oggi e per sempre

Grande partecipazione alle Feste Grosse che si svolgono a Pescia ogni 25 anni in occasione dell’Anno Giubilare. Venerdì 2 maggio la solenne processione per le vie della città, sabato 3 maggio la messa conclusiva. il vescovo Tardelli: «Il Crocifisso è fonte di speranza e impegno per la giustizia». Emozione e fede condivisa, con lo sguardo rivolto alle nuove generazioni.

Con la solenne Celebrazione Eucaristica di sabato 3 maggio si sono conclusi i festeggiamenti delle “Feste Grosse” dedicate al SS. Crocifisso della Maddalena, un appuntamento straordinario che ricorre ogni 25 anni in occasione dell’Anno Giubilare. Un momento carico di spiritualità, identità cittadina e memoria condivisa, che ha visto una partecipazione corale e sentita da parte della comunità di Pescia.

Cuore dei festeggiamenti è stata la suggestiva processione di venerdì 2 maggio, che ha attraversato le vie della città con la venerata immagine del Crocifisso –per questo rito è stata usata una copia dell’originale-, portato a spalla da giovani pesciatini. A prendere parte al corteo, in un clima di raccoglimento e devozione, tutte le associazioni cittadine, la Lega dei Rioni, le compagnie religiose della Diocesi e una moltitudine di fedeli, uniti sotto lo sguardo di Cristo crocifisso e risorto.

Durante la Messa conclusiva celebrata nella chiesa Cattedrale, il Vescovo ha offerto una riflessione profonda, centrata sul significato del Crocifisso come sorgente di speranza e come luce che illumina anche le tenebre della storia. «Guardiamo a Colui che è stato crocifisso per i nostri peccati – ha detto – per trovare la fonte della nostra speranza e la certezza di essere amati. La speranza che non delude, quella speranza che Papa Francesco ci ha indicato come frutto dell’anno giubilare. La fede in Colui che ha vinto la morte che ci da speranza, una speranza che non muore, perché il crocifisso risorto ci dice che non c’è situazione umana, per brutta che sia, che non possa conoscere redenzione e salvezza; non c’è disagio, disgrazia e nemmeno morte che non abbia una prospettiva di superamento e di rinascita».

Il presule ha richiamato l’importanza di non fermarsi all’immagine della croce come simbolo di sofferenza e morte, ma di contemplarla nella luce della risurrezione: «Se Cristo non fosse risorto, portare la croce per le strade sarebbe un macabro rituale. Ma noi sappiamo che Egli è vivo, presente, e ci dona la forza per affrontare ogni debolezza».

Un passaggio toccante dell’omelia è stato dedicato anche alle “crocifissioni”  di oggi: le vittime innocenti delle guerre, delle ingiustizie, dei femminicidi, della povertà, e di ogni forma di male. «Non possiamo guardare al Crocifisso senza che il nostro cuore si allarghi alla compassione – ha sottolineato – perché adorare il Crocifisso significa anche sentirci chiamati a essere costruttori di pace e di giustizia».

Il Crocifisso che attraversa le strade della città, ha detto il Vescovo, «entra nella nostra vita quotidiana, ci ricorda che Gesù vuole stare con noi, nel concreto delle nostre giornate, e che la missione della Chiesa è proprio questa: portare al mondo la speranza del Risorto».

Le “Feste Grosse” rappresentano un rito collettivo raro e prezioso, che scandisce il tempo della città e ne segna la storia. «Ogni 25 anni – ha ricordato il Vescovo – queste celebrazioni ci mostrano quanto il mondo sia cambiato, ma ci ricordano anche che Gesù Cristo resta sempre lo stesso: ieri, oggi e per sempre».

Infine, uno sguardo al futuro, rivolto ai tanti ragazzi e bambini che hanno preso parte numerosi alla processione: «A loro – ha concluso il Vescovo – vogliamo affidare la nostra fede. Sono certo che il SS. Crocifisso abbia parlato anche ai loro piccoli cuori, e che un giorno saranno loro a guidare, con la stessa gioia e devozione, le prossime Feste Grosse di Pescia».

Un evento che non è solo ricordo, ma seme di speranza. Un legame profondo tra fede e territorio, che ogni 25 anni si rinnova, rimanendo impresso nel cuore di chi lo vive.

Luca Parlanti

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