Maurizio Seghieri
27 ottobre 1966 – 28 febbraio 1994. Molte volte valutiamo una vita all’interno di un intervallo di anni, come due confini insuperabili, ma ci dimentichiamo della Grazia. Il 28 febbraio in tanti si sono ritrovati nella parrocchia di San Antonio, a Montecatini Terme, per ricordare nella celebrazione eucaristica Daniela Benedetti in Spadoni, una giovane donna, sposa, madre, morta per un tumore che in pochissimi mesi l’ha portata via, una vita racchiusa in quelle due date. Ma scritto così, non è nemmeno corretto, “portata via” non ci fa pensare alla Gloria, e non ci fa capire perché sia iniziato il percorso diocesano di riconoscimento delle virtù eroiche di Daniela. Ce lo spiega lei stessa nei suoi appunti, quando ci dice “Al Signore bisogna chiedere le cose difficilissime. Sono quelle che lo ‘appassionano’ di più, quelle dove risalta meglio la Sua onnipotenza e magnanimità”. Questo ci dice il vescovo Roberto nell’omelia della santa Messa. Nel momento più triste Gesù avvisa i suoi discepoli “è il momento che sia glorificato”, ma la gloria di Dio non è quella dell’uomo, è cosa più difficile. La gloria di Dio è quella del chicco di grano che, caduto per terra, muore e porta frutto. Una vita così appassiona il Signore, perché è segno di un amore grande. E Daniela, con la sua generosità nell’assistenza ai disabili, nella sua frequentazione assidua nella preghiera, nel suo vivere gioioso il matrimonio, nel suo stare accanto agli altri, nel suo affrontare la malattia offrendola per chiedere grazie, è caduta come un chicco di grano, per morire nel terreno, e portare frutto. Nell’avvicinarsi al momento della morte, Daniela e sua marito Patrizio hanno scelto insieme la prima lettura ed il salmo, gli stessi letti nella celebrazione eucaristica. Commentando la prima lettura, il cantico dei cantici, il vescovo sottolinea il dialogo tra lo sposo e la sposa come il dialogo di Daniela con Cristo, “lei pronta ad accoglierlo, come faceva nella messa quotidiana, Lui pronto a chiamarlo. Alzati, amica mia,mia bella, e vieni, presto, forse è stato troppo presto per noi, ma nel tempo adatto per la nascita al cielo di Daniela”. Ci fa ripensare questo all’omelia di 25 anni prima di don Enrico Carocci, quando ci ricordava “Per noi la Daniela è questo segno che ci è stato dato, il segno di un amore infinito, fino in fondo, fino all’ultimo respiro, fino all’ultima possibilità. Allora, con questo nel cuore, possiamo andare a ricordare “. Tutto questo si trasforma nella preghiera che mons vescovo ha composto per l’apertura del processo di riconoscimento delle virtù eroiche di Daniela, nel “grazie” ripetuto per il dono della vita generosa di Daniela che i suoi amici hanno ricevuto, e la nostra diocesi oggi riceve ancora di più, come “ seme che è caduto germoglierà ancora di più come un onda che si allarga, che si diffonde” sempre dall’omelia di Don Enrico Carocci.
Tutto questo ci ricorda don Stefano Salucci nei saluti finali “non siamo qui perché vogliamo iscrivere una nostra amica nel registro dei Santi, ma per giungere alla salvezza con l’aiuto di Daniela” come ha fatto da viva in quelle due date, come fa da 25 anni, da quando è nata in cielo.
Per seguire il processo, per partecipare con la preghiera, sul sito www.danielabenedetti.it potrete avere ogni informazione per camminare insieme alla diocesi in questo percorso di grazia.