Carissimi, è la prima volta che mi rivolgo a voi con una seppur breve lettera pastorale e lo faccio davvero con tanto affetto, dopo che dal gennaio scorso ho iniziato ad essere il vostro vescovo. Quelli passati sono stati mesi intensi di incontri e di conoscenze; ho potuto riconoscere la bellezza di questa chiesa locale e vi confesso di aver sperimentato la gioia del servizio episcopale in mezzo a voi. Ora, con questa breve mia lettera vorrei indicarvi il cammino da fare insieme in questo anno pastorale 2024/2025 come chiesa del Signore, in modo che le diversità e originalità di ciascuno ridondino a beneficio di tutti così che anche di noi si possa dire che “avevano un cuor solo e un’anima sola”.
Iniziamo il nuovo anno pastorale 2024/2025 all’insegna della speranza, come ci invita a fare il Santo Padre Francesco che ha indetto l’anno giubilare dandogli come tema: “Pellegrini di speranza”.
“Spes non confundit” (“La speranza non delude” Rm 5,5) come ci ricorda il Santo Padre nella bolla di indizione del Giubileo. La Speranza però non è una virtù facile, come del resto la fede e la carità. Ha però una caratteristica che ce la rende disponibile: è infusa in noi per dono della Grazia divina come virtù teologale, insieme alle atre due virtù. Ciò significa che la Speranza in realtà è già in noi, anima la nostra vita, alimenta il nostro impegno, da forza al cammino della vita. Purché però la si lasci operare, purché la si assecondi, ci se ne nutra, la si alimenti nella preghiera fiduciosa; purché si chieda a Dio il suo incremento. Penso che sia utile a tale proposito riportare alla memoria l’atto di speranza che il Catechismo della Chiesa Cattolica ci invita a recitare ogni giorno: “Mio Dio, per le tue promesse e per i meriti di Gesù Cristo nostro Salvatore, spero dalla tua bontà la vita eterna e le grazie necessarie per meritarla con le buone opere, che io debbo e voglio fare. Signore, che io possa goderti in eterno. Amen.”
Questa preghiera individuale si nutre e si fonda sulla preghiera corale di tutta la Chiesa che ripetiamo ad agni celebrazione eucaristica e che in questo tempo possiamo recitare anche personalmente: “Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni e con l’aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento, nell’attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro Salvatore Gesù Cristo. Cf Lc 22,15; 12,50.” Siamo dunque in attesa del compimento della beata speranza e per questo cerchiamo di alimentarla in noi e di seminarla con la forza dello Spirito nei cuori di ogni uomo e donna che incontriamo.
E’ bene sicuramente ricordare quanto il Catechismo della Chiesa Cattolica ci dice a proposito della speranza: “La speranza è la virtù teologale per la quale desideriamo il Regno dei cieli e la vita eterna come nostra felicità, riponendo la nostra fiducia nelle promesse di Cristo e appoggiandoci non sulle nostre forze, ma sull’aiuto della grazia dello Spirito Santo. Essa risponde all’aspirazione alla felicità, che Dio ha posto nel cuore di ogni uomo; essa assume le attese che ispirano le attività degli uomini; le purifica per ordinarle al Regno dei cieli; salvaguarda dallo scoraggiamento; sostiene in tutti i momenti di abbandono; dilata il cuore nell’attesa della beatitudine eterna. Lo slancio della speranza preserva dall’egoismo e conduce alla gioia della carità. La speranza cristiana si sviluppa, fin dagli inizi della predicazione di Gesù, nell’annuncio delle beatitudini. Le beatitudini elevano la nostra speranza verso il Cielo come verso la nuova Terra promessa; ne tracciano il cammino attraverso le prove che attendono i discepoli di Gesù. Ma per i meriti di Gesù Cristo e della sua Passione, Dio ci custodisce nella “speranza” che “non delude” ( Rm 5,5 ). La speranza è l’ancora della nostra vita, sicura e salda, la quale penetra là “dove Gesù è entrato per noi come precursore” ( Eb 6,19-20 ). E’ altresì un’arma che ci protegge nel combattimento della salvezza. Nella speranza la Chiesa prega che “tutti gli uomini siano salvati” ( 1Tm 2,4 ). Essa anela ad essere unita a Cristo, suo Sposo, nella gloria del cielo.” CCC 1817 ss.
Il Giubileo della Speranza che si aprirà in ogni diocesi di tutto il mondo, domenica 29 dicembre prossimo e che farà convergere su Roma, alla tomba degli apostoli, una moltitudine di pellegrini, vedrà anche noi impegnati a riflettere proprio sulla virtù della Speranza. Questo anno santo lo vivremo anche attraverso un segno particolare che è il pellegrinaggio: pellegrinaggio a Roma ma per noi anche il pellegrinaggio alla Cattedrale che è la meta di pellegrinaggio giubilare diocesano indicato dalle norme generali dalla Santa Sede per acquisire la indulgenza giubilare, alle solite condizioni. Indulgenza che comunque si può lucrare – sempre secondo le stesse norme – anche non compiendo un vero e proprio pellegrinaggio ma facendo semplicemente una visita oltre che in cattedrale, in qualsiasi Basilica minore esistente in diocesi. L’indulgenza annessa al Giubileo, in quanto atto della misericordia di Dio che ci libera anche dalle scorie che il peccato lascia in noi, alimenta in modo consistente la nostra speranza. Per approfondire il tema del Giubileo, rimando alla lettura della Bolla papale di indizione “Spes non confundit” (“La speranza non delude” Rm 5,5) e delle Norme relative date dalla Penitenzieria Apostolica.
Attraverso il pellegrinaggio, avremo occasione di convertirci alla speranza, per diventare sempre di più uomini e donne di speranza che con la loro vita, la seminano in questo mondo a volte così triste e depresso. Non credo che occorra spendere molte parole per dire quanto il nostro mondo e le persone soffrano per speranze corte, deluse e infrante. E quando la speranza muore, il cielo si fa davvero buio e nella vita cala la notte mentre prendono campo i demoni della disperazione e della violenza.
Ma quale frutto attendiamo dal Giubileo? Il frutto sono cuori e comunità ricolmi di Speranza, cioè di gioioso abbandono fiducioso nelle braccia del Signore. Qui mi permetto una nota personale: mi riferisco al mio motto episcopale, quanto mai significativo in questa circostanza: “In spe fortitudo”, nella speranza cioè sta la nostra forza o, come traduce la bibbia CEI il passo che è Isaia 30,15 : “nell’abbandono confidente sta la nostra forza”. Sottolineo che questo versetto è stato particolarmente caro a Santa Teresa d’Avila che nella XVII Esclamazione dell’anima a Dio afferma: “Nel frattempo, la mia forza sarà nella speranza e nel silenzio. Preferisco vivere e morire sperando nella vita eterna e sforzandomi di conseguirla, piuttosto che possedere tutte le creature e tutti i loro beni destinati a perire. Non abbandonarmi, Signore; io spero in te perché la mia speranza non sia confusa. Ch’io ti serva sempre, e fa’ di me quel che vuoi!”
Un segno grande di speranza è sicuramente il cammino sinodale che, unitamente alle chiese che sono in Italia, stiamo facendo. Esso ci permette di aprirci all’ascolto come chiesa e come singoli, per scoprire le attese di vangelo presenti oggi nei cuori e nella società, le sfide cioè che lo Spirito Santo ci chiede di affrontare col suo aiuto ma anche le risposte – almeno le principali – che dobbiamo insieme imparare a dare.
Per la diocesi, motivo di speranza sono le feste venticinquennali del SS.mo Crocifisso della Maddalena. “Ave crux, spes unica”. Si, la croce di Cristo è la nostra speranza per l’amore redentivo che essa ha manifestato e manifesta. La celebrazione dovrà vedere coinvolta tutta la diocesi e anche ogni fedele, per ricentrare tutta la nostra vita personale e comunitaria nel Signore, Crocifisso e risorto.
Il lavoro pastorale di questo anno sarà dunque tutto centrato sul tema della Speranza e sul cammino sinodale nel contesto dell’anno giubilare. Traccio quindi a grandi linee il programma di quest’anno.
- Il cammino sinodale diocesano. Fin verso la metà di ottobre bisognerà continuare la costituzione dei gruppi sinodali sino al loro completamento. Con “Moderatore” e “segretario” per ciascun gruppo, per i quali proseguirà la Formazione dei moderatori e dei segretari. Il 18 settembre mercoledì ci sarà il secondo incontro di formazione per loro. Da metà ottobre 2024 alla fine di gennaio 2025, lavoreranno i gruppi sinodali, mentre dalla fine gennaio fino alla metà febbraio verranno raccolte dalla Commissione sinodale le riflessioni elaborate nei gruppi. La Commissione potrà così predisporre l’ Instrumentum laboris per le assemblee sinodali. Entro la fine di febbraio, ogni parrocchia e aggregazione laicale, sceglierà i partecipanti alle assemblee sinodali, secondo un criterio stabilito. Dagli inizi di marzo fino anche a dopo Pasqua se necessario, si terranno infine le Assemblee sinodali diocesane, in date da individuare.
- Il cammino sinodale delle chiese che sono in Italia. Durante questo lasso di tempo, da novembre 2024 a maggio 2025, si svolgeranno anche le Assemblee sinodali nazionali che porteranno a conclusione il cammino delle chiese che sono in Italia. Una delegazione diocesana composta da tre membri oltre a me, parteciperà a queste Assemblee. Il risultato del cammino sinodale delle chiese che sono in Italia sarà poi preso in considerazione e integrato con quanto abbiamo individuato attraverso il nostro percorso diocesano.
- La festa solenne venticinquennale del SS.mo Crocifisso. Suggerisco a tal proposito di valorizzare e sottolineare particolarmente nel prossimo anno in ogni parrocchia il Crocifisso. Molte hanno un altare dedicato, una festa, un ricordo che ruota intorno alla croce di Cristo. Diamo spazio a questa devozione. Chiedo inoltre che nei mesi di maggio e giugno si organizzino pellegrinaggi parrocchiali al santuario del Crocifisso a Pescia, passando poi in Cattedrale per acquisire la indulgenza giubilare dell’anno santo.
- Il Giubileo. Mentre dunque invito tutte le comunità a proporre il pellegrinaggio al SS. Crocifisso e alla Cattedrale, ognuna vedrà autonomamente come effettuare il pellegrinaggio a Roma. La Diocesi non farà un pellegrinaggio diocesano ma si aggregherà al pellegrinaggio regionale previsto nell’autunno del 2025. Non ci si può però fermare ad atti soltanto esterni. Invito pertanto singoli e comunità a riflettere sulla virtù teologale della speranza che si unisce sempre necessariamente alle virtù della fede e della carità. Chiedo inoltre a tutti, comunità e singoli, durante quest’anno pastorale, di fare una verifica, domandandosi semplicemente: la mia vita, quello che faccio, le opere che si compiono in parrocchia, le nostre comunità parrocchiali, trasmettono speranza? E cosa si deve fare perché tutto ciò che si mette in opera alimenti la speranza?
- Il rinnovamento della Iniziazione cristiana. Proseguiamo infine nel rinnovamento della catechesi, in particolare del percorso di Iniziazione cristiana così come è stato proposto dall’Ufficio Catechistico diocesano e seguendo le indicazioni che sono state date in proposito. E’ necessario che almeno in qualche parrocchia si cominci a sperimentare. Sarà comunque necessario avere un quadro più completo possibile della situazione dei percorsi di Iniziazione cristiana in diocesi.
- Ministerialità. Un seme significativo di speranza per la nostra Chiesa è anche la maturazione e la realizzazione della sua dimensione ministeriale. Il percorso iniziato dovrà essere portato avanti con convinzione, individuando e preparando adeguatamente, uomini e donne che, attraverso in particolar modo i ministeri istituiti, animino la comunità cristiana ma sappiano anche svolgere il proprio servizio nel dialogo e nell’ascolto di tutti come nella evangelizzazione. Sempre consapevoli che ministeri autentici possono fiorire solo la dove si diffonde la convinzione e la prassi di una chiesa tutta ministeriale nella quale ognuno sente di essere chiamato al servizio del Vangelo e alla testimonianza della carità. In questa prospettiva, si inserisce anche il discernimento per il ministero del diaconato permanente e per il presbiterato. E sempre in questa prospettiva è di particolare importanza la Scuola di formazione teologica, la cui frequentazione è indispensabile per tutti/e coloro che svolgono o si preparano a svolgere un servizio nella chiesa o a nome della chiesa. A proposito del presbiterato, invito innanzitutto a ringraziare con tutto il cuore il Signore per i nostri due seminaristi che si stanno rapidamente avvicinando al Sacerdozio e vivranno in questo anno pastorale tappe decisive per la loro vita. Non vi nascondo però la mia preoccupazione perché al momento, senza ingressi nuovi in seminario, si stanno prospettando anni privi di ordinazioni presbiterali. Questo mi spinge innanzitutto a chiedere a tutte le comunità di incrementare la preghiera perché “il signore della messe mandi operai nella sua messe” (Mt 9,38), ai presbiteri di avere coraggio nel proporre la via del sacerdozio a ragazzi e giovani, ai ragazzi e giovani della nostra diocesi perché siano disponibili a seguire la chiamata che eventualmente il Signore possa loro rivolgere.
- Infine, per ultimo ma non certamente per importanza, vorrei che riprendesse vita la Scuola diocesana di preghiera, perché ci sia nella nostra Chiesa un servizio costante che richiami alla necessità del rimanere fedeli nella preghiera e offra l’occasione di maturare in essa, in particolare attraverso la “lectio divina”. In seguito, indicherò il libro biblico o i brani biblici dedicati alla speranza che saranno meditati e pregati nella scuola durante l’anno.
Deponiamo ora tutti i nostri propositi ai piedi del SS. Crocifisso, ci affidiamo inoltre alla dolce intercessione di Maria della Fontenuova e a quella del nostro fratello, davvero pellegrino di speranza, S. Allucio. E il Signore tutti ci benedica.
Pescia, 3 settembre 2024, memoria di San Gregorio Magno
+ Fausto Tardelli