Sul litorale della Versilia, la Fondazione Maic, (Maria Assunta in Cielo) di Pistoia, che si occupa da oltre quarant’anni della riabilitazione alla vita delle persone disabili, organizza durante l’estate, come ogni anno, presso la sua struttura di Marina di Massa, un percorso riabilitativo di eccellenza, caratterizzato dalla compresenza di utenti, specialisti, professionisti della riabilitazione, famiglie e volontari all’interno di un contesto di singolare bellezza ambientale e naturale. L’attività riabilitativa avviene a 360 gradi e durante l’intero arco della giornata non solo attraverso sedute di fisioterapia e logopedia in ambulatorio, ma anche attraverso la musicoterapia, passeggiate guidate alla scoperta dell’ambiente e della propria autonomia (pedagogia itinerante), attività di riabilitazione in acqua e sulla spiaggia con terapisti e volontari.
Villa Maria Assunta in Cielo, nella località balneare di Ronchi, è stata progettata per una riabilitazione degli utenti e dei loro familiari, che si relazionano agli operatori in un ambiente stimolante e socializzante.
Un consistente aiuto è dato dai volontari. Ogni estate la Villa è popolata ed animata da circa 150 volontari, che sono impegnati in attività di assistenza, animazione e accompagnamento degli ospiti. Quest’anno anche i seminaristi della Diocesi di Pescia, Matteo e Francesco, si sono cimentati nel ruolo di volontario “Maic” svolgendo così così un’esperienza formativa importante e veramente bella. Entrambi i seminaristi ci hanno inviato una dichiarazione su quanto vissuto a Rochi di Marina di Massa come accompagnatori del turno di inizio agosto con i ragazzi adolescenti, la maggior parte autistici. «Prima della partenza –afferma Matteo–, non nego una certa preoccupazione al pensiero di saper rispondere adeguatamente alle situazioni da affrontare. Ma una volta là, siamo stati coinvolti dall’entusiasmo dei ragazzi stessi, che esprimevano nello stare tutti insieme. Mi ha fatto molto piacere e sorpreso, in maniera positiva, la leggerezza e l’allegria contagiosa che si era espansa in tutti i partecipanti, compresi anche i volontari. È stato molto bello vedere giovani ragazzi e ragazze volontari che decidono di dedicare parte delle loro vacanze estive per quest’opera di solidarietà. Soprattutto, il sostegno reciproco e la cura che ci mettevano nel servizio ai ragazzi affidati. Frutto di questo clima gioioso e positivo è stata la reazione dei ragazzi stessi che riuscivano a compiere, con un certo grado di autonomia, le varie attività che possono sembrare banali, come preparare lo zaino per il mare, pulire la camera o, ancor più semplicemente, instaurare una conversazione, ma che rappresentano azioni notevoli per loro. Questo ha dato fiducia in loro, ponendoli nella condizione di agire nel migliore dei modi, tanto che emergevano risposte imprevedibili. Alla fine, le preoccupazioni che avevo all’inizio si sono dissipate, sostituite dalla gratitudine di aver partecipato a una bella esperienza».
Anche per Francesco è stata un’esperienza gratificante e ricca, tanto che spera vivamente che in futuro anche altri giovani della diocesi di Pescia possano intraprendere un cammino simile e ci racconta così i suoi giorni: «Durante l’estate abbiamo avuto la possibilità di conoscere la fondazione Maic di Pistoia e di fare un’esperienza al mare con loro accompagnando dei ragazzi adolescenti. A ciascuno di noi volontari è stato affidato un piccolo gruppo con lo scopo di coinvolgere i ragazzi nelle attività proposte ed aiutarli a sviluppare e migliorare la loro indipendenza.
Ciò che mi ha dato particolarmente gioia è stata la dedizione che educatori e volontari, che da anni svolgono questo servizio, mettevano nel creare relazioni autentiche e profonde con questi giovani, valorizzando al meglio le loro qualità e capacità. La bella testimonianza, appunto, che mi hanno lasciato è stata di ragazzi e ragazze che, nel trascorrere insieme un momento di vacanza con gioia ed entusiasmo, creavano le condizioni ideali affinché ognuno si sentisse valorizzato ed esprimesse al meglio la propria personalità. La relazione mi è apparsa un tratto caratteristico di questa esperienza e dei volontari che ho incontrato: non solo giovani che si ritrovano periodicamente per condividere un momento di servizio e di solidarietà ma dei veri amici che da anni camminano e crescono insieme.
Questi giorni passati con loro a Ronchi mi hanno lasciato una profonda gratitudine nel cuore con la speranza che in futuro altri giovani della mia diocesi possano intraprendere un cammino simile».
Luca Parlanti