Giovedì 11 luglio alle ore 18.00 è stata celebrata la solennità del Patrono d’Europa, San Benedetto, presso il Monastero delle Benedettine di Santa Maria a Ripa a Montecatini Alto, presieduta da Mons. Tardelli. In uno dei più significati luoghi della spiritualità benedettina, nel Monastero di Ripa del Monte si vive secondo la Regola di S. Benedetto secondo la sintesi di tutte le osservanze di precedenti regole: la stabilitas che vuol dire fermezza e allo stesso tempo esercizio costante del santo proposito. Durante l’omelia Tardelli ha offerto all’assemblea presente, una riflessione sul perché la lezione di San Benedetto oggi non è più compresa, non è più attuata. «Nel modo di pensare, di vivere di ragionare di noi europei siamo molto lontani da come San Benedetto viveva – prosegue Tardelli – Un esame di coscienza che veda nella regola di San Benedetto una realtà da applicare nella nostra società». Il primo insegnamento che ci lascia la regola di San Benedetto è L’assoluto di Dio, la ricerca di Dio intesa come scopo di tutte le creature del mondo, unico riferimento alla vita. Oggi nella nostra Europa la parola di Dio viene scordata e Gesù viene ritenuto un personaggio scomodo della storia. La seconda lezione che ci tramanda San Benedetto è che ci vuole una regola nella vita, che dipende dalla parola di Dio, una regola di vita, non intesa come contrazione della libertà, mentalità molto diffusa nella società: la libertà, è intesa come fare tutto quello che viene in mente, per cui ogni regola viene vista come sopraffazione della vitalità, quasi fosse una contaminazione che crea frustrazione, depressione. Vivere senza regole, saremo uomini felici, sembra il motto dell’odieran società, ma non è questa la verità. La Regola sta per poter camminare e nei secoli la regola è stata fondamentale per raggiungere la pienezza della vita e della esistenza degli uomini e delle donne che l’hanno abbracciata, senza aver rinunciato alla propria libertà. La presenza di regole sapienti e sagge sono necessarie e indispensabili, senza gli argini il fiume dilaga. Il terzo insegnamento, la santificazione del lavoro, ora et labora. L’idea che il lavoro non sia un fatto per celebrare se stessi o guadagnare di più, ma contemplazione di Dio, lodare di Dio e mettersi al servizio degli altri. Oggi il lavoro è visto come affermazione personale, per il guadagno, per affermazione di noi stessi, ma dovrebbe essere visto per contribuire al bene della società e al bene comune. Santificare il lavoro, significa fare il lavoro bene, non facendo alla meno, con trascuratezza, ma con la giusta attenzione, passione e impegno. «San Benedetto guardaci, siamo veramente lontani da quello che ci hai insegnato. La società in cui hai vissuto non era migliore della nostra, ma tu hai dato un segno», con queste parole il Vescovo conclude la sua riflessione, consegnando a tutti i presenti un buon insegnamento da trasformare in realtà fattiva. Al termine della celebrazione tutti i presenti sono stati invitati a partecipare ad una agape fraterna preparata da Suor Francesca e Suor Sofia nell’attiguo chiosco, che immerso in spiritualità e condivisione ha unito tutti ad un convivio fraterno, che ha permesso lo scambio, la relazione, la conoscenza che porta a costruire sempre cose nuove per il Bene Comune seguendo così la Regola di San Benedetto.
Michela Cinquilli