Domenica 7 luglio nella basilica di Maria SS della Fontenova a Monsummano è stata celebrata la Festa dei Malati. Sono state invitate, anche tramite l’associazione UNITALSI e l’ordine dei Cavalieri di Malta, tante persone sofferenti a partecipare alla Santa Messa delle ore 11, durante la quale è stato celebrato il rito dell’unzione degli infermi. Don Stefano ha tenuto a precisare durante l’omelia di aver voluto lasciare le letture del giorno, XIV domenica del tempo ordinario, perché perfettamente rispondenti alla giornata. Infatti raccontano come la debolezza e la povertà sono il luogo della manifestazione di Dio. Nella seconda lettera ai Corinzi San Paolo parla di una tribolazione che lo affligge, una spina messa nella sua carne da un emissario di Satana, per la quale il santo ha pregato più volte il Signore “che l’allontanasse da sé”. «Io penso a tanti di voi – ha detto don Stefano – che vivono la sofferenza fisica. Tante volte si prega il Signore che allontani da noi questa sofferenza, questa piaga, ma il Signore disse a San Paolo: “Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza”. Il testo greco usa il termine dynamis, da cui deriva dinamicità; cioè si parla di una forza non in senso fisico, ma di una realtà mobile come è Dio, una realtà che vivifica. Per questo San Paolo dice che volentieri si glorierà nelle sue debolezze perché dall’alto pianti in lui la sua tenda la potenza dell’Altissimo. Non per niente Dio si rivela ai poveri, come si è rivelato, attraverso Maria, alla nostra pastorella Jacopina, a santa Bernadette a Lourdes, ai pastorelli di Fatima. Sono bambini, poveri, persone poco considerate, a cui la Madonna si rivela nella debolezza». Riflettendo sul Vangelo, il proposto ha proseguito: «Gesù non ha potuto fare miracoli nella sua patria a causa della incredulità diffusa tra i suoi concittadini, ma, dice il Vangelo, guarì alcuni malati. Da questo si deduce che chi vive la sofferenza agli occhi di Dio è quanto di più prezioso ci possa essere. E in questo luogo forse per troppi anni si è trascurato di far venire chi vive la sofferenza. La sofferenza è una cosa brutta, ma è una cosa sacra, perché è abitata da Dio che è esattamente colui che si offre nella sofferenza. Non è centrale il soffrire, ma è centrale l’offrirsi. Allora questa basilica deve essere il luogo dove chi soffre si sente a casa».
Don Stefano al termine dell’omelia ha ringraziato i malati che hanno partecipato e coloro che si mettono a loro servizio, i volontari dell’Unitalsi e dell’ordine di Malta che li accompagnano ai santuari italiani e a Lourdes: «Questo santuario deve anche essere sentito come casa vostra, perché qui la Madonna è apparsa, si è rivelata, facendo sgorgare l’acqua attraverso questa fonte e ha voluto mostrarsi vicina a chi soffre per perpetuare nella nostra vita la presenza di Dio che nell’acqua del battesimo ci fa morire al peccato e ci fa rinascere alla vita nuova».
Al termine della messa tutte le persone presenti sono state invitate a scendere nella cripta per bere l’acqua della fonte miracolosa e poi chi ha voluto ha partecipato al pranzo, preparato e servito dai volontari della parrocchia, nella sala dell’oratorio San Carlo.
Dal primo pomeriggio fino all’inizio della messa delle 18.30 sono state molte le persone che sono scese alla fonte per pregare la Madre di Gesù, bagnarsi e bere l’acqua, un invito che Maria rivolse a Bernadette anche a Lourdes: “Andate a bere alla sorgente e lavatevi”.