Sommario: Alla Veglia di preghiera organizzata dal Tavolo della pace a Corpus Domini di Montecatini Terme Issa Albaabich, palestinese, cristiano cattolico di Betlemme si racconta: «Ho vissuto per 2 anni a Rondine, la Cittadella della pace, la sua missione è: far “incontrare” il proprio “nemico”».
Forse non molti sono venuti a conoscenza della presenza in Valdinievole del “Tavolo della pace”, un gruppo di associazioni invitate dalla Diocesi di Pescia, Caritas diocesana e Ufficio di Pastorale sociale e del lavoro, a impegnarsi per sensibilizzare la cittadinanza sulla pace, promuovendo il dialogo e la collaborazione tra le diverse realtà associative. Tra queste, CGIL, Antea CISL, Associazione ‘Igino Giordani’ Montecatini Terme, ANPI Montecatini Terme, ARCI Comitato provinciale Pistoia, ARCI Agorà Pietrabuona, Azione Cattolica Diocesi di Pescia, ACLI Montecatini Terme, AGESCI Chiesina 1, AGESCI Uzzano 1, Associazione DanceLab Armonia, Associazione “Fontenova Cultura e Fraternità” di Monsummano Terme.
Tra le iniziative proposte dal “tavolo” è stata importante la serata di preghiera organizzata martedì 28 maggio nella chiesa di Corpus Domini a Montecatini. Don Giampaolo Berrettini, parroco di San Pietro Apostolo a Borgo a Buggiano, ha guidato la celebrazione alla quale era stato invitato Issa Albaabich, palestinese, cristiano cattolico di Betlemme, che conosce bene il nostro paese e la nostra lingua per la sua esperienza di studente e lavoratore fino a quando, per sua scelta, decise di tornare in Terra Santa. «Io ritengo di essere fortunato perché sono nato dove è nato Gesù, dove ha vissuto, dove ha fatto miracoli» ha tenuto a precisare Issa, che si definisce prima di tutto cristiano e poi palestinese. Ha vissuto per 2 anni a Rondine, la Cittadella della pace, in cui convivono ogni anno trenta giovani provenienti da paesi in conflitto tra di loro con lingua, religione e cultura profondamente diverse. Nei due anni di convivenza i ragazzi fanno un percorso di studi universitari insieme. La missione di Rondine è far “incontrare” il proprio “nemico”. Al termine del periodo formativo ogni studente torna nel proprio paese con la prova concreta che si può costruire un dialogo di pace anche con chi proviene da una nazione apparentemente nemica.
«Io sperimento ogni giorno l’amore di Dio che, anche nelle situazioni più tragiche, mi mostra la sua benevolenza. – ha proseguito Issa -. Quando scoppiò la pandemia conobbi mia moglie e ora che è scoppiata questa nuova guerra ho avuto la grazia di avere un figlio che mi ha portato la speranza e mi ha mostrato la forza della vita e dell’amore». Ha parlato della grave situazione del suo popolo e di come però lui si senta fortunato rispetto ai palestinesi che sono dovuti scappare o che vivono direttamente la guerra. «I cristiani di Gaza, che prima del conflitto erano 1200, adesso sono forse 700 e quelli che sono scappati hanno dovuto pagare almeno 5000 dollari all’esercito egiziano per passare il confine. Ho parenti che vivono bloccati nel convento cattolico a Gaza: mentre faccio la doccia calda o sono a tavola che mangio, penso a loro e mi sento in colpa».
Issa ha portato lavori artigianali fatti da artigiani cattolici palestinesi per poter raccogliere un po’ di fondi, gocce in un mare di bisogni, ma gesto importante per dare speranza ad un popolo sofferente che nonostante le difficoltà non vuole rinunciare a vivere nel luogo più importante della terra, il luogo dove Gesù si è incarnato ed ha vissuto.
Certamente la serata di preghiera poteva essere più partecipata: la speranza è che possano esserci molte altre iniziative a favore della pace che coinvolgano un numero sempre maggiore di persone e che le varie associazioni che fanno parte del “T
avolo della pace” promuovano capillarmente tutto questo.
La serata è stata importante anche per conoscere concretamente l’alto valore educativo dell’esperienza di crescita proposta dall’organizzazione “Rondine” sulla quale maggiori informazioni possono essere reperite sul sito rondine.org.
Giovanni Sbolci