Grande entusiasmo per la ripresa dei percorsi scolastici e tanti nuovi iscritti
di Carlo Pellegrini
Il 18 ottobre prossimo avrà inizio il nuovo anno scolastico della Scuola di formazione teologica e sarà inaugurato nella sede di Santa Lucia di Uzzano (locali della Parrocchia dei Santi Lucia e Allucio) con una prolusione del prof. Fabrizio Rinaldi dal titolo “Sinodo, cammino sinodale, stile sinodale”.
Su questo iter di studio abbiamo intervistato il direttore della Scuola, prof. don Angelo Biscardi.
Don Biscardi, ci stiamo avvicinando all’inizio dell’anno scolastico 2021/22 della Scuola di formazione teologica diocesana. Cosa si sente di esprimere al riguardo?
«Nell’imminenza della ripresa delle nostre attività, sono certamente carico di sentimenti di entusiasmo per il superamento delle chiusure imposte dalla situazione di pandemia. C’è la soddisfazione per le persone che si stanno iscrivendo, sia coloro che sono già nel percorso, sia nuove che iniziano dal primo anno, ma c’è anche un po’ di dispiacere per coloro che sembrano avere perso contatto con la Scuola. La speranza è che, riprendendo un ritmo regolare, molti si riavvicinino».
Ci sono delle tematiche nuove rispetto agli anni scolastici precedenti?
«Il percorso dei tre anni è rimasto invariato, perché crediamo che le materie proposte rappresentino il nucleo di base per una preparazione adatta alle persone che si accostano a questo tipo di Scuola: catechisti e catechiste, operatori pastorali, candidati ai ministeri ma anche tante persone che vogliono semplicemente muovere qualche passo negli studi teologici. Sono stati aggiunti, però, alcuni corsi di carattere monografico, su temi specifici, che valgono come approfondimenti di aggiornamento per quanti hanno già frequentato la scuola, ma si possono frequentare anche liberamente, senza avere seguito già altri corsi. Mi riferisco alle proposte del secondo quadrimestre su Amoris Laetitia, sulle dimensioni psicologiche del cammino di fede, l’approfondimento su Laudato sì e Fratelli tutti di papa Francesco e la figura di San Giuseppe nell’arte».
Secondo lei, quale “ruolo” occupa lo studio teologico nella vita dell’uomo del terzo millennio?
«Se penso allo specifico del ruolo della teologia nel terzo millennio, direi che uno studio più “pensato” sulla fede cattolica è molto importante in un mondo così evoluto e complesso come il nostro. Non è più possibile pensare di affidarsi a visioni superficiali, oscurantiste e retrograde del nostro patrimonio di fede. Per quanto mi riguarda, in ambito ecclesiale, la teologia dovrebbe occupare un posto davvero importante ma, purtroppo, non riusciamo a superare vecchi pregiudizi contrari allo studio che sono assai radicati, persino nel clero. Una teologia ben fatta, in sintonia con la spiritualità e la pastorale, è davvero preziosa. Purtroppo, però, nella confusione del mondo di oggi, molti preferiscono affidarsi a facili consolazioni di stampo tradizionalista e irrazionalista. C’è ancora molto da fare. Ammetto che un certo modo astratto di fare teologia porti a pensare che sia addirittura dannosa all’esperienza di fede, ma non possiamo arrenderci a questo perché dove si rifiuti il confronto – anche semplice e minimo – con la riflessione teologica, ci si consegna a soluzioni di ripiego per nutrire l’appartenenza ecclesiale che sono molto pericolose per i fedeli».
Cosa maggiormente si riflette in una scuola teologica diocesana?
«In una scuola teologica diocesana si dovrebbero riflettere alcune scelte di fondo del cammino pastorale diocesano. Alcune materie o approfondimenti, infatti, risentono di un confronto con gli indirizzi generali della pastorale locale. Ma, ancora più importante, è che in ciascuna materia si pensi sempre a una teologia con linguaggio accessibile e ricadute esplicite sulla pastorale e la spiritualità. Si dovrebbe riflettere la preoccupazione di non essere in un luogo di semplice riflessione accademica».
In sostanza, qual è l’essenza della teologia?
«L’essenza della teologia è di potere esprimere l’esperienza cristiana, consegnata dalla testimonianza biblica, in parole adeguate al nostro tempo, mostrando il filo rosso che lega le dottrine più “alte” (come la Trinità o la natura umana e divina di Gesù) con la vita concreta della Chiesa, passando per l’esperienza sacramentale e la morale. Un pensiero particolare va al piccolo corso di “pastorale della carità” che viene svolto dalla Caritas diocesana al terzo anno, quasi come una “prova del nove” della bontà della nostra proposta: se la dimensione caritativa viene vista come estranea alla teologia, vuol dire che il cammino non ha insegnato un gran che; viceversa, se si capisce che la carità è una altra forma di teologia, allora tutto si tiene e lo studente ha acquisito una formazione ricca e completa».
Calendario 21/22 della Scuola teologica disponibile per il download nella pagina DOCUMENTI