Letture: Rm 6,15 e Col 3,1-17
Carissimi, siamo giunti all’ultima stazione di questo percorso quaresimale che abbiamo voluto incentrare sul nostro essere Chiesa, per celebrare i Cinquecento anni dalla nascita della Diocesi.
Le lettere di S.Paolo ci hanno guidato a prendere consapevolezza che siamo una comunità di gente chiamata costantemente alla conversione dal paganesimo ad una vita santa, in una profonda unione con Gesù crocifisso, sapienza e potenza di Dio. Una comunità ricca di tanti doni diversi che lo Spirito Santo armonizza in unità, per farci diventare il Corpo di Cristo attraverso il quale sia offerta la salvezza a tutta l’umanità.
La nostra vocazione è quindi quella assumere gli stessi sentimenti e lo stesso stile di vita di Gesù, nell’umiltà e nel dono di se, che la scorsa settimana abbiamo contemplato in tanti testimoni generosi della fede, i missionari martiri e non solo in loro.
Stasera avevamo pensato di proporre una Liturgia Penitenziale, perché alla luce della Parola che illustra il senso del nostro battesimo, perché ciacsuno potesse celebrare una bella confessione individuale e ricevere l’assoluzione sacramentale così da disporci nel migliore dei modi alla Pasqua, ormai vicina. Ma il Male infido e traditore che sta mietendo ancora un gran numero di vittime, ce lo ha impedito, costringendoci a rimanere chiusi in casa e a privarci dei riti consolanti e rigeneranti della riconciliazione. La Parola di Dio però non è incatenata e la grazia del Signore potrà ugualmente raggiungerci, passando oltre le distanze di sicurezza e le separazioni materiali. Dicevano i nostri vecchi che la benedizione passa anche sette mura…
Quale sia il motivo per cui S.Paolo scriva alla Chiesa di Roma, nonostante non sia una comunità da lui fondata, lo rivela lui stesso all’inizio della lettera: afferma di aver intenzione di passare dalla capitale dell’impero per recarsi in Spagna e portare avanti la sua missione evangelizzatrice in occidente, a conclusione delle sue imprese apostoliche in oriente. Prima di giungere in città desidera esporre in un documento, forse il più organico e sistematico dell’epistolario, la sua predicazione o meglio i punti fondamentali di essa. Come risulta da alcuni passaggi della lettera infatti la dottrina di Paolo, quella più centrale, sul perdono di Dio offerto gratuitamente a tutti gli uomini peccatori attraverso Gesù crocifisso e accolto nella fede, veniva fraintesa e così egli si sentiva calunniato. Lo afferma esplicitamente in 3,8. Qualcuno infatti gli attribuiva la convinzione che si poteva o addirittura che si doveva continuare a peccare per ottenere ancor più grazia: poiché aveva detto che là dove era abbondato il peccato era sovrabbondata la misericordia di Dio. In realtà Paolo voleva semplicemente affermare che la grazia divina era stata donata senza misura, in modo sovrabbondante, in una storia tutta quanta ricolma di peccato…
Ecco perché nel capitolo 6 egli inizia con un interrogativo a cui immediatamente da una risposta decisamente negativa: dobbiamo rimanere nel peccato perché Dio aggiunga misericordia su misericordia? E’ assurdo, non sia mai!!!
Come motivazione l’apostolo si richiama ad un fatto inoppugnabile: i cristiani sono morti al Peccato, sono stati liberati dalla potenza avvolgente del male, non ne sono più dominati e condizionati. Di qui l’esigenza di escludere le concrete espressioni di sudditanza al peccato…sarebbe assurdo vivere nel peccato noi che siamo morti con Cristo e a lui apparteniamo.
Tutto ciò è avvenuto nel Battesimo, quando siamo diventati suoi, in una partecipazione simbolica e reale alla sua Pasqua di Morte e di Resurrezione. Siamo morti con Cristo e siamo stati addirittura con lui sepolti nella sua morte….E’ facile vedere in queste parole l’eco di quell’esperienza drammatica del Battesimo per immersione che nella teatralità del segno esprimeva la partecipazione al mistero di Cristo in quel discendere nell’acqua , annegare e riemergere per essere pronti a camminare in nuova vita….( lo avevano ben capito i medievali costruendo i battisteri sul modello della Chiesa del S.Sepolcro: Battistero di Pisa, la Piccola Gerusalemme di Bologna ecc)
La partecipazione alla risurrezione di Gesù in realtà è qualcosa di iniziato, ma è come essere posti in movimento, è come aver ricevuto un dinamismo che deve esplicarsi in una condotta qualitativamente nuova, diversa da quella tipica del vecchio uomo sottomesso al Peccato. IL Battesimo significa dunque l’apertura di un cammino di libertà, nella libertà.
Quali sono le caratteristiche di questa esistenza battesimale lo sentiremo nella seconda lettura di stasera su cui potremo fare una revisione di vita, un vero e
proprio esame di coscienza ….
Col 3, 1-17 : Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; 2rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra. 3Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! 4Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria.
La vita del battezzato partecipa già al Regno è già in Dio, dove è Gesù Risorto seppure in modo nascosto….per questo la realtà della terra è come relativizzata alla meta verso la quale si è incamminati ! Per questo si deve tendere in alto, verso il cielo dove è Gesù Risorto e dove appariremo nella gloria del Risorto anche noi, alla fine della storia. Ma questo è una fuga dalla realtà storica? No di certo
In realtà tutto questo ha delle conseguenze ben concrete qui sulla terra, nella vita quotidiana.
5Fate morire dunque ciò che appartiene alla terra: impurità, immoralità, passioni, desideri cattivi e quella cupidigia che è idolatria; 6a motivo di queste cose l’ira di Dio viene su coloro che gli disobbediscono. 7Anche voi un tempo eravate così, quando vivevate in questi vizi.
L’apostolo ricorda ai cristiani che sono morti al peccato, la loro vecchia esistenza pagana e il primo elenco di comportamenti e abitudini cattive (vizi) tipici del paganesimo riguardano le passioni della sessualità disordinata ed egoista: quel vivere solo di pulsioni e di istinti a cui viene aggiunta la smania di avere sempre di più:la cupidigia o avidità che è idolatrare il denaro fare del denaro un assoluto:
8Ora invece gettate via anche voi tutte queste cose: ira, animosità, cattiveria, insulti e discorsi osceni, che escono dalla vostra bocca.
Il nuovo elenco di vizi riguarda le relazioni interpersonali, segnate dalla violenza e l’’aggressività, ma anche dalla falsità 9Non dite menzogne gli uni agli altri….
E certamente questo non è un vivere degno di chi si è rivestito della novità di Cristo
: vi siete svestiti dell’uomo vecchio con le sue azioni 10e avete rivestito il nuovo, che si rinnova per una piena conoscenza, ad immagine di Colui che lo ha creato. 11Qui non vi è Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro, Scita, schiavo, libero, ma Cristo è tutto e in tutti.
Così per il cristiano non ci possono essere discriminazioni, di razza, di nazionalità, né differenze sociali o religiose: perché siamo una sola umanità creata e ricreata in Cristo l’uomo “perfetta immagine di Dio”.
Ed ecco ora la parte positiva del guardare alle cose di lassù dove siamo in Cristo
già alla destra del Padre
1 12Scelti da Dio, santi e amati, rivestitevi dunque di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità,
Non sono queste le caratteristiche dell’agire di Gesù secondo i Vangeli? Non ci chiede Gesù stesso di imitarlo, mite ed umile di cuore, paziente e generoso?
13sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri, se qualcuno avesse di che lamentarsi nei riguardi di un altro. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi.
Qual è l’esperienza più essenziale del cristiano se non quella del perdono ricevuto? e non è proprio per questa misericordia sperimentata in abbondanza che si deve a nostra volta avere misericordia e perdonare?
14Ma sopra tutte queste cose rivestitevi della carità, che le unisce in modo perfetto.
Al centro della vita cristiana e al suo fondamento, l’apostolo ci ricorda, c’è l’amore, il pilastro che regge tutto l’edificio, che da ordine e armonia a tutte le virtù e i buoni atteggiamenti. E là dove l’amore, la carità il donarsi di Cristo regna regna anche la Pace….
15E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo. E rendete grazie!
Compare qui per la prima volta il termine ringraziare (eucharisthein) che concluderà il brano: si potrebbe dire che deve essere un tratto qualificante di coloro che sono stati battezzati in Cristo e un tratto caratteristico della comunità cristiana: l’essere riconoscenti, il saper dire grazie, il fare eucarestia.
16La parola di Cristo abiti tra voi nella sua ricchezza. Con ogni sapienza istruitevi e ammonitevi a vicenda con salmi, inni e canti ispirati, con gratitudine, cantando a Dio nei vostri cuori. 17E qualunque cosa facciate, in parole e in opere, tutto avvenga nel nome del Signore Gesù, rendendo grazie per mezzo di lui a Dio Padre.
Proprio alle assemblee eucaristiche sembra che infine Paolo si riferisca, con tutte queste raccomandazioni, preziosissime per la comunità cristiana: ascolto della parola, catechesi, e confronto fraterno per edificarsi e crescere, gioiosamente nella preghiera e persino nel canto.
E tutto per dire Grazie a Dio per Gesù che ci ha dato una nuova vita, bella e buona: in ogni situazione serena o triste, nella salute e nella malattia…
Su tutto questo programma di vita siamo chiamati a interrogarci stasera per compiere una revisione del nostro essere cristiani e del nostro essere Chiesa.