Padre Sergio Cerracchio
Il primo appuntamento della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, si è svolto domenica 19 gennaio, nella chiesa ortodossa rumena di Montecatini, intitolata a Santa Pelagia: la celebrazione solenne dei vespri secondo il rito ortodosso. Una serata di vero ecumenismo e di vera fraternità, di accoglienza reciproca e di sincero desiderio di conoscersi, la parola “amore” ripetutamente evidenziata da padre Matei, a cui è affidata la cura pastorale degli ortodossi rumeni nel nostro territorio, un vero scambio di doni spirituali e liturgici. Come diceva s. Giovanni Paolo II, il dialogo è sempre uno scambio di doni.
Ed è davvero un dono lasciarsi immergere in questa atmosfera semplice e solenne che i fratelli ortodossi sanno creare. A noi cattolici, che spesso ci chiediamo come attuare una catechesi e una liturgia mistagogica, fa davvero bene vedere una comunità che vive di gesti concreti e abbondanti, segni che si rivolgono al cuore ma anche a tutti i sensi: dall’inizio alla fine la preghiera è scandita da melodie suggestive e formule altisonanti, si intreccia con unzioni aromatiche, assaggi di pane e sale, candele profumate, processioni. E sempre circondati da tutta la ricca bellezza delle icone, dei paramenti e degli arredi. Anche le mani che restano appiccicose, per il pane zuccherato in superficie e le candele di vera cera d’api, danno il senso della tangibilità: una memoria tattile che accompagna la celebrazione.
Bella anche da vedere, per i fedeli, la cordialità tra i pastori presenti: p. Matei lascia la presidenza al Vescovo Roberto, mostrando una vera coscienza ecclesiale, e sottolinea che il vescovo è per tutti gli abitanti della diocesi, cattolici e no. Il vescovo si rivolge a tutti e loda pubblicamente la bellezza di questa liturgia, evidenziando proprio quel senso di scambio di insegnamenti, che le nostre tradizioni possono donarsi reciprocamente.
In conclusione della preghiera il vescovo, parlando a braccio, ha voluto esprimere ancora una volta l’importanza del movimento ecumenico e di queste iniziative concrete, ringraziando per l’opportunità di pregare insieme e ricordando a tutti che la dignità battesimale ci unisce molto di più di quanto non possano dividerci le vicissitudini storiche e le diverse tradizioni. La citazione di Giovanni XXIII (“quel che ci unisce è più di quel che ci divide”), che noi cattolici consideriamo scontata, ha fatto breccia nei nostri fratelli che, naturalmente, la conoscono di meno. E questa breccia ci può far riflettere che quelle parole sono tutt’altro che banali e costituiscono un riferimento insuperabile, un criterio a cui bisogna sempre tornare quando si affronta il tema del confronto con le altre chiese e si affaccia la tentazione della superiorità.
E dopo aver iniziato col pane, benedetto e passato nel sale, si è conclusa la serata con un fraterno e generoso buffet, nell’angolo della chiesa stessa. Anche qui i fedeli ortodossi hanno dispiegato un gustoso ecumenismo a suon di polpette e grappa fatta in casa, ma anche di gentilezza e semplicità. Che bella cena e che bella scena: cattolici e ortodossi che mangiano e bevono nella stessa aula liturgica, metafora e nostalgia di una cena che ci unirà molto più profondamente quando lo Spirito ci avrà guidato sulle strade dell’unità e avremo superato ciò che ci impedisce di accostarci insieme a Colui che si è fatto vero cibo e vera bevanda.