Solenne celebrazione in ricordo delle stimmate di San Francesco
Giovanni Sbolci
Le celebrazioni giubilari si sono arricchite, lunedì 16 scorso di un altro momento di comunione ricco ed emozionante: la celebrazione della memoria delle stimmate di San Francesco d’Assisi, vissuta con la famiglia francescana diocesana. S.E.R. Mons. Rodolfo Cetoloni, frate minore, Vescovo di Grosseto, ha accettato volentieri l’invito del nostro Vescovo ed ha presieduto la solenne celebrazione.
I tanti fedeli raccolti nella chiesa monumentale di San Francesco di Pescia, hanno potuto cogliere dalle parole di padre Rodolfo la sua gratitudine per essere stato invitato a tornare a Pescia, dove negli anni 70 ha vissuto una bella esperienza di studio nel convento di Colleviti. Ricordi che gli hanno ravvivato nel cuore la gioia e la vitalità di quel periodo.
«Vorrei che ci sentissimo un po’ uniti ai francescani di tutto il mondo» ha proseguito, ripensando alle immagini di La Verna, per quello che quel luogo ispira: solitudine, contemplazione, desiderio di stare a tu per tu davanti a Dio. Nell’omelia ha ricordato anche quando, anni fa, a La Verna i giovani che erano nel santuario chiesero ai frati di prolungare la veglia delle stimmate per tutta la notte: «… anche per noi frati fu una scoperta intensa che ci fece scoprire con occhi nuovi San Francesco». Ha ricordato che a La Verna le veglie aiutavano a scoprire che anche in quei dolori, vissuti da Francesco, c’era un’intensità di vita da scoprire, che le notti fatte di silenzio, preghiera, solitudine, abbandono, erano notti in cui il Santo chiedeva “chi sei Tu?” e “chi sono io?”. Notti di incontro, come narra San Bonaventura: “quella notte rimase segnato da queste ferite”. «Le ferite fanno dolore, ma prima di tutto fanno senso e si cerca di curarle subito, di cancellarle. Quelle di Francesco però rimasero sempre aperte, sanguinanti a guisa di feritoie, per avvicinarsi al cuore di Francesco, che ci conduce al volto del Signore Gesù, crocifisso, dolente e gioioso».
Il vescovo di Grosseto ci ha narrato che Francesco fu esaudito nelle sue richieste di provare il grande ed esagerato amore profuso da Cristo per noi peccatori ricevendo le stimmate che sono un abbraccio profondo che lascia il segno e che può coinvolgere tutti nello stesso calore di amore; sono i segnali della passione di Cristo, che, impressi in Francesco, lo hanno reso il Suo gonfaloniere. Francesco era diventato il vessillo del Re, annunciava la sua presenza, invitava al rispetto e a riconoscerne l’autorità. Mai era accaduto qualcosa di simile. Tutto questo, ci ha spiegato, è la pazzia di un innamorato, un amore che fa andare fuori misura e in questo le stimmate sono l’ultimo sigillo, citando Dante. «Cristo mette quest’ultimo sigillo a quest’uomo consumato, ma nuovo, conformato a Cristo, il suo gonfaloniere, l’icona di Cristo crocifisso tracciata nella sua carne dal dito del Dio vivente».
Mons. Cetoloni ha esaltato la figura di Francesco, uomo come noi, che ad un certo momento credette a questa misura di amore, ci giocò la sua vita e le stimmate furono come la firma di Dio sul cammino della storia di questo uomo. Padre Rodolfo ha concluso chiedendo «che questo sia per noi un dono, una consolazione per le fatiche che portiamo, per le domande che ci facciamo, ma sia anche un invito, una testimonianza. Ce lo ha detto il vangelo di stasera, ce lo dice San Paolo nella prima lettura: è possibile, se cominciamo a rispondergli, amare così, nella misura che ci è dato. Perché anche in noi si infiammi il nostro cuore nella fede».
Finita la celebrazione, dopo il saluto e i ringraziamenti fraterni del nostro Vescovo, il sindaco di Pescia ha fatto dono al Vescovo di Grosseto di una serigrafia raffigurante i luoghi identificativi della città di Pescia.